Giovanni Rossi, uno dei tanti, un giorno dopo la laurea era già alla Silicon Valley, ingaggiato dal colosso che produce una preziosa componentistica per auto a trazione elettrica. Con lui Leila, la giovane sposa e dopo un anno con loro il piccolo Federico, cittadino americano a pieno titolo. Il ‘fatto’ della premessa quasi in tutto il mondo è la normalità dello ius soli, ovvero del diritto a diventare americano, tedesco, norvegese, di chi nasce in un Paese o ne diventa stabile cittadino, dopo un certo numero di anni, parla la lingua del posto, studia e lavora al pari dei ‘locali’.Quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo ius soli in modo automatico e senza condizioni. Oltre agli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l’America latina. In alcuni paesi europei (Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito, Grecia, Portogallo) i figli di immigrati acquisiscono la cittadinanza se i genitori sono residenti da almeno 5 anni e ‘ius soli’ automatico alla terza generazione di immigrati. Con la seconda si può accedere alla cittadinanza dalla nascita, su richiesta. L’Italia un po’ razzista-un po’ fascista, si oppone tenacemente a riconoscere questo diritto universale, ma in splendida antitesi lo stesso Paese esplode in un gioioso, esuberante entusiasmo per Marcel Jacobs, re dell’atletica olimpica e impazzisce per le imprese calcistiche dei Lukaku, Koulibaly. Forse è per loro è solo tifo calcistico e non si traduce nel considerare italiani i giovani e giovanissimi talenti, estirpati dalla loro terra e portati in Italia come investimento a tempi medi e lunghi. Jacob non è il solo ‘straniero’ in patria, uno dei nostri che ama l’Italia come la sua patria. Nello sport (anche in atletica, oltre a Jacob) nello star system cinetelevisivo e con numeri crescenti nelle fabbriche, nelle campagne, la presenza di volti dal bel colore nero è la base primaria di sostegno a larga parte della nostra economia. A Tokio belli i volti raggianti, belle le lacrime di commozione e la mascherina che andava su e giù mentre Marcel intonava l’inno italiano. Sorprendente l’accoglienza al suo arrivo a Fiumicino, all’oro dell’atleta più veloce del mondo. Sarebbe bello, molto di più se Mattarella, che riceverà i nostri atleti di ritorno da Tokio, potesse unire alle congratulazioni l’annuncio che l’ostracismo della destra allo jus soli è stato sconfitto dalla ‘mejo gente (per dirlo alla romana) d’Italia, così da risarcire quanti scelgono il Bel Paese del lavoro, dello sport, dell’accoglienza e lasciano le loro tormentate terre d’origine. Grazie Jacobs, grazie a tutti voi in maglia azzurra, con il tricolore attorno alle spalle di atleti, negli occhi l’orgoglio di ringraziare così l’Italia che vi accoglie.
