Stupefacente involuzione

Provate a focalizzare la sua veemenza dialettica, l’energica combattività, le sembianze fisicamente proprie di intransigente avversaria del compromesso, i toni perentori delle esternazioni, il passato di guerrigliera ‘pasionaria’, di capo crociata impegnata anima e corpo nella difesa degli schiavi sfruttati con il massacrante lavoro nelle campagne retribuito in nero e compensi da fame: fatto? Avete davanti agli occhi l’imponente figura della signora (siamo certi che rifiuterebbe di essere citata come ‘onorevole’, titolo usurpato da deputati e senatori) che impingua il ricco elenco di eletti con il partito ‘X’, protagonisti in corso di legislatura, della piroetta da saltimbanchi disposti a indossare una casacca politica diversa. Indovinato? È il ritratto inconfondibile di Teresa Bellanova. Ella progredisce nella via maestra della politica per meriti sul campo. Studentessa, non va oltre la licenza media, come tanti ragazzi di famiglie bisognose. A tredici anni è già al lavoro nei campi e presto si impegna, fa carriera nel sindacalismo di settore, leader coraggiosa del contrasto alla piaga del caporalato. Il successivo, conseguenziale impegno le deriva dall’elezione al Parlamento (in quota Ulivo) e diventa rappresentanza istituzionale di alto livello, nel ruolo di viceministro dei governi Renzi (2016) e poi Gentiloni ( con entrambi sottosegretaria  al lavoro) È cooptata nel consiglio nazionale dei Democratici di sinistra e partecipa alla fase costituente del partito Democratico. Tre le elezioni consecutive al Parlamento, l’ultima come senatrice (2018). Nel settembre del 2019 può aggiungere al consistente curriculum la nomina a Ministro delle politiche agricole. Tappa finale di un cammino luminoso? Assolutamente no. Allorché il suo mentore, al secolo l’ondivago Renzi, esaspera la condizione di velenoso vendicatore (conseguenza dell’emarginazione provocata dal flop del referendum personalizzato), dismette i panni di post comunista e dà vita all’ennesima scissione della sinistra con il parto di Italia Viva, la fedelissima Bellanova non esita a salutare, non ricambiata, il Pd.

A cosa mira il racconto del Bellanova pensiero è decisamente ovvio, sintetizzato nella domanda: “Signora, in quale angolo buio del trasformismo si colloca la giravolta che pone in stridente contrasto le sue battaglie in favore dei lavoratori della terra sfruttati selvaggiamente e l’adesione al boicottaggio renziano, di Italia Viva, a cui lei appartiene, della legge Zan, contro l’omofobia e ogni forma di discriminazione? Usa forse una benda per gli occhi e tappi per le orecchie allo scopo non proprio dignitoso, né coerente con il suo passato, di ignorare l’incombente inciucio del sodalizio ideologico Renzi-Salvini-Meloni?  Certo avrebbe ragione se sistemasse questo racconto sulla sua involuzione nella cornice della banale ingenuità. Lei, che di accidentati percorsi nel crogiuolo della politica se ne intende e come…avrebbe ragione se attribuisse a dipendenza dall’utopia la pretesa di immaginare il ‘mestiere’ della politica esente dal degrado di cui Renzi, Italia Viva sono titolari in questo stadio difficile del Paese e se permette di cui anche lei è partecipe. Ma ha torto e ci rifletta se può”.  Siamo curiosi, che ne pensa La Boschi, consocia del Matteo fiorentino?

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