Umana disumanità

C’è da rabbrividire, da pentirsi di appartenere al genere umano, perché trucemente disumano, come racconta la cronaca quotidiana dei fattacci di cui siamo colpevoli, che macchiano a est, ovest, sud e nord del pianeta la vita di qualche miliardo di derelitti, vittime di soprusi, violenze, egoismi, guerre, dittature. Ecco, in un contesto di cui vergognarsi, nessuna meraviglia se un detenuto nel carcere degli orrori, in quel di Santa Maria Capua Vetere racconta di se stesso con rabbia e tragica frustrazione per aver subito la follia di agenti penitenziari e della loro direttrice, il brutale, assurdamente vendicativo pestaggio dei detenuti in rivolta per ottenere di essere vaccinati per scongiurare la diffusione del Covid nei pericolosi spazi di celle sovraffollate e contro gli eccessi di restrizioni imposte dalla pandemia. Il fattaccio è oramai di dominio pubblico, raccontato dai media con dovizia di dettagli e commenti (ignobili da esponenti politici e sindacali di scongiurare la diffusione del Covid nei pericolosi spazi di celle sovraffollate. destra, tendenti più o meno apertamente ad assolvere i picchiatori). E allora un solo, allucinante esempio delle nefandezze compiute, pur nella difficoltà di trascurare altre bestiali brutalità e una per tutte subita da un detenuto, costretto a denudarsi e colpito ovunque a manganellate, anche    sui genitali o gli incitamenti a picchiare selvaggiamente: “Dai, li abbattiamo come vitelli”

Racconta V.C., un carcerato costretto sulla sedia a rotelle ,  che ripensare a quanto ha subìto gli stravolge la mente. Ricorda che sembravano tutti drogati, che è stato il primo essere trascinato fuori dalla cella, a essere picchiato e che lo hanno psicologicamente distrutto.   Ricorda la tragedia del massacro di un ragazzo ucciso, di un detenuto violentato con un manganello, l’intenzione degli aguzzini di mortificare la dignità delle vittime.  Per quello che abbiano fatto, è giusto che paghiamo, denuncia V.C., ma non con la vita. Sospesi 52 agenti e una domanda che purtroppo potrebbe rimane inevasa, come avviene da decenni di promesse sulla riforma carceraria, con l’eccezione di pochi istituti di pena con celle decenti e iniziative, come il teatro, lo sport, lavoro dignitosi remunerati, viatico per un auspicato ritorno alla vita di relazione a condanna scontata. Sconvolge scoprire che della ‘mattanza’ erano consapevoli i vertici dell’amministrazione penitenziaria regionale. Un autorevole esponente del delicato settore, informato di quanto era avvenuto, avrebbe detto al Provveditore con incredibile cinismo “Hai fatto benissimo”.  (frase riferita dal quotidiano la Repubblica). Sullo sfondo il colmo dell’ignominia: violenze ignorate da Bonafede, ministro della giustizia e dal suo dicastero l’incredibile commento alla Savini “Legalità ripristinata”.

Solo Santa Maria Capua Vetere? Purtroppo il caso di questo carcere degli orrori non è l’unico. Sono centinaia le denunce di pestaggi dei detenuti, di abusi di ogni genere, tollerati dal sistema carcerario, passati sotto silenzio per scandalosa omertà. Almeno sedici le inchieste da Torino a Paleremo e la magistratura ostacolata nell’iter per ricostruire fatti e misfatti. Quanto è accertato va oltre immaginazione e si fa fatica a distinguere le violenze, diffuse capillarmente con i comportamenti corretti, che a giusta ragione ricevono segnalazioni positive.

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