Beppe contro Peppe

Ama gli onori senza patire gli oneri, parla come il grillo delle fiabe, si gode l’ambiguità di deus ex machina a 5 Stelle e di comodo guru extra parlamentare, indiretto leader di partito. Si chiama Grillo, custodisce in cassaforte il tesoro accumulato tra palcoscenici e prestazioni televisive. Esagerazione? In uscita da lockdown totali o parziali, il fiero antagonista di Conte nella gestione dei pentastellati, offre soggiorni da mille una notte, ma in sedicesimo, ovvero di una settimana, nella sua spettacolare ‘Villa Corallina, nel bel mezzo della macchia mediterranea che include la spiaggia di Marina di Bibbona, nel livornese. Il costo settimanale per godere di cotanto ben di dio è alla portata di metalmecanici e manuali dell’edilizia vacanzieri. Se la caverebbero con euro tredicimila, anzi con meno, perché ne bastano 12.750 (!). Con questa modesta cifra potrebbero godere gli agi, lo charme di siffatta residenza. Se Gennaro Esposito, cassintegrato Whirpool avesse intenzione di mandar via le scorie avvelenate del Covid con una sortita al mare dovrebbe però armarsi di pazienza. La prima disponibilità della dimora grillina è per il prossimo mese di settembre. Tutto esaurito fino ad allora, grazie al prestigio della più importante società immobiliare che ha esposto il sold out per i prossini due mesi. Con un rapido ricorso alla calcolatrice si ricava il totale dell’incasso estivo che è di cento e duemila euro, più spiccioli. Non è intromissione con intenti fiscali nel privato delle risorse monetarie del comico genovese. Fatti suoi. Allora perché questo maligno arzigogolarci su? Domanda legittima. Perché propone il quesito sulle ragioni che spingono Trump, Berlusconi e – fatte le debite proporzioni – Grillo a non godersi in pace i propri cespiti. Dell’ex number one Usa e dell’ex leader di un partito ora ridotto in briciole, si capisce il perché: sono ‘scesi’ in politica per meglio tutelare le rispettive attività di imprenditori. Ma Grillo? C’è da pensare solo a libido da protagonismo, al piacere emotivo di visibilità negli schermi della politica, che muove i suoi tentacoli nel mare magnum del potere. È azzardata l’ipotesi che sia questo a esasperare il conflitto in corso con l’ex premier Conte, a non approdare all’ultima spiaggia del movimento in frantumi, che sbanda vistosamente e alimenta la iattura della crescita numerica dei Salvin-Meloniani? È davvero questo a minacciare scissioni o peggio il the end dei 5Stelle? C’è questo e la condizione di ‘partito’ ibrido del Movimento, la varietà caotica di troppe anime pro Grillo, pro Conte, pro chissà chi, in bilico tra il vecchio (nascita dei 5Stelle) e il nuovo (il rampantismo di Conte). Pronosticare vincitori e vinti? È vicina allo zero la probabilità di azzeccare l’esito del confronto-scontro, pari all’incredibile vincita di un milione al superenalotto con un tagliando di pochi euro.

Si può immaginare una soluzione del braccio di ferro condivisa, positiva erga omnes, in un Paese che assiste inerte al fenomeno di 259 tra deputati e senatori che in due anni (dalle elezioni del 2018) sono stati eletti con un partito e sono trasmigrati in altri; in un sistema che riconosce il famigerato ‘vitalizio’ a Formigoni, ex presidente della Lombardia condannato e certo non indigente, che a detta di suoi ‘onorevoli’ (onorevoli che?) rappresentanti è il maggior datore di lavoro per il mestiere di politico?

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