Stadio gremito, avversarie agguerrite, ma leali, corrette in tutti i settori, senza barriere di separazione tra tifoserie opposte. Un unico commovente sentimento, raccontato da striscioni, semplici cartelli, anche pezzi di cartone da imballaggio e su tutto un “Love Ericksen” che a circa tredici minuti dal via al match Danimarca-Belgio è esploso con in un lungo assordante applauso in coincidenza con l’orario che ha visto il campione danese abbattersi sul terreno di gioco, colpito da infarto. Già in quel momento la disperazione, di dolore e immediata solidarietà per il giovane calciatore aveva coinvolto tutta la squadra, la moglie sconvolta, lo staff medico accorso, ma anche i giocatori della squadra avversaria, con evidenti segni di solidarietà per la vittima della tragedia. In un mondo, che sempre meno rispetta le origini di ‘gioco con la palla’, destinato a diventare il più popolare del mondo, lo scenario di questo dramma umano ha probabilmente riconciliato anche che i critici più scettici con il calcio che muove miliardi, coinvolto nel magma multiforme della corruzione. Da condivide con il cuore e la mente questo esempio di buona umanità, potrebbe prospettare una salutare inversione di marcia, di condanna a violenze, tifo razzista, brutali esasperazioni della passione campanilista avvelenata dall’ incursione della politica aggressiva negli stadi e nel tessuto sociale mascherato amore per la propria squadra.
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