Il vaccino Pfizer può causare infiammazioni cardiache

I ricercatori israeliani hanno scoperto 62 casi di miocardite, due dei quali hanno condotto alla morte, dopo la vaccinazione con Pfizer. Cinquantacinque casi rilevati su uomini – la maggior parte tra i 18 e i 30 anni.

 

 

Alcuni dettagli trapelati da un rapporto del Ministero della Sanità di Israele hanno destato preoccupazioni tra gli esperti per un possibile legame tra il vaccino COVID-19 di Pfizer-BioNTech e la miocardite, secondo quanto riportano il Times of Israel e altre testate.

Alcuni dettagli trapelati da un rapporto del Ministero della Sanità di Israele hanno destato preoccupazioni tra gli esperti per un possibile legame tra il vaccino COVID-19 di Pfizer-BioNTech e la miocardite

 

Il rapporto preliminare, emesso da un comitato con il compito di monitorare gli eventi collaterali del vaccino, ha evidenziato 61 casi di miocardite, due dei quali hanno portato al decesso dei pazienti, nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino Pfizer. Cinquantasei casi si sono verificati dopo la seconda dose, 55 su uomini – molti dei quali nella fascia di età 18-30 anni.

 

I due pazienti deceduti erano stati certificati sani fino al vaccino e non soffrivano di patologie pregresse. Una era una donna di 22 anni, l’altro un uomo di 35 anni. Il rapporto ha evidenziato che 5 milioni di israeliani sono stati vaccinati contro il COVID.

 

La miocardite, o infiammazione del muscolo cardiaco, può causare aritmia cardiaca e morte.

 

Il coordinatore della risposta pandemica di Israele, Nachman Ash, ha confermato «decine di casi» di miocardite su persone vaccinate, principalmente dopo la seconda dose, ma ha evidenziato che il ministero della sanità non è ancora giunto a conclusioni definitive.

I due pazienti deceduti erano stati certificati sani fino al vaccino e non soffrivano di patologie pregresse. Una era una donna di 22 anni, l’altro un uomo di 35 anni

 

Determinare un legame, afferma Ash, può risultare difficile perché la miocardite, una condizione che spesso si sviluppa senza complicanze, può essere causata da molteplici virus e lo scorso anno si è registrato un numero simile di casi, scrive Reuters.

 

Secondo i ricercatori della National Organization for Rare Disorders, la miocardite può essere il risultato di un’infezione, ma «più comunemente è il risultato di una reazione immunitaria dell’organismo al danno cardiaco iniziale».

 

I ricercatori israeliani hanno presentato le loro scoperte al Direttore Generale del Ministero della Sanità israeliano, alla Pfizer, ai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie e alla Food and Drug Administration (FDA).

 

La miocardite, o infiammazione del muscolo cardiaco, può causare aritmia cardiaca e morte

Intervistata da Reuters riguardo queste scoperte, Pfizer ha dichiarato di essere regolarmente in contatto con il Ministero della Sanità israeliano per rivedere i dati sul proprio vaccino e di essere consapevole delle osservazioni israeliane sulla miocardite principalmente in uomini giovani.

 

«Gli eventi aversi sono regolarmente e attentamente esaminati e non abbiamo osservato un tasso di miocardite maggiore di quello previsto nella popolazione in generale», afferma la compagnia. «Non si è stabilito nessun nesso causale con il vaccino. Non ci sono prove, ad oggi, per concludere che la miocardite sia un rischio associato al vaccino COVID Pfizer/BNT». Pfizer afferma di non aver riscontrato scoperte simili nel resto del mondo, ma approfondirà il fenomeno.

 

Comunque, cercando «miocardite» nel Vaccine Adverse Events Reporting System del CDC, si trovano 62 casi di miocardite, di cui il 70% in persone tra i 17 e i 44 anni. Dei casi segnalati, 23 sono stati riportati dopo il vaccino Pfizer.

 

«L’impressione è che ci sia un aumento dell’incidenza di questo fenomeno soprattutto negli uomini giovani nell’ordine di 1:20.000 vaccinazioni. È probabile che l’insorgenza della miocardite sia associata alla somministrazione del vaccino (in particolare della seconda dose)»

I ricercatori che hanno condotto lo studio in Israele hanno raccomandato ulteriori ricerche per confermare il collegamento tra miocardite e vaccino, ma non hanno nascosto le loro preoccupazioni. Hanno scritto: «A questo punto, stando alle scoperte preliminari, che necessitano di ulteriori conferme, abbiamo l’impressione che il numero sia maggiore del previsto, specialmente nella fascia di età inferiore ai 30 anni. In tempi brevi sarà pronto un rapporto dettagliato sull’argomento».

 

«L’impressione è che ci sia un aumento dell’incidenza di questo fenomeno soprattutto negli uomini giovani nell’ordine di 1:20.000 vaccinazioni. È probabile che l’insorgenza della miocardite sia associata alla somministrazione del vaccino (in particolare della seconda dose)».

 

Gli esperti del ministero della sanità stanno vagliando il rapporto e renderanno pubblici i risultati. In un’intervista, Ash ha affermato che i benefici del vaccino sono talmente grandi che «anche se trovassimo un collegamento tra alcuni casi e il vaccino, non sarebbero una giustificazione per procedere ad azioni contro il vaccino».

 

 

«Il problema di questo approccio è che la sola proteina spike – quella che il vaccino mRNA insegna al nostro corpo a produrre – è stata riconosciuta come la causa principale di danni cardiaci e decessi nelle persone che hanno contratto il COVID-19»

Ricerche passate suggeriscono che i vaccini mRNA possono causare gli stessi sintomi del COVID

Secondo Lyn Redwood, infermiera professionale, MSN e presidentessa emerita di Children’s Health Defense, «non sorprende vedere la stessa risposta immunitaria, risultante in una miocardite, della proteina spike del vaccino come stiamo osservando nell’attuale infezione».

 

La Redwood ha spiegato che i vaccini mRNA operano incorporando l’impronta genetica della proteina spike presente sulla superficie del virus in una formulazione che, una volta iniettata negli umani, istruisce le nostre cellule a produrre la proteina spike.

 

«Il problema di questo approccio è che la sola proteina spike – quella che il vaccino mRNA insegna al nostro corpo a produrre – è stata riconosciutacome la causa principale di danni cardiaci e decessi nelle persone che hanno contratto il COVID-19», spiega.

 

Secondo la Redwood, basandosi sulle ricerche condotte finora, è molto probabile che alcuni dei soggetti che hanno ricevuto il vaccino mRNA, quindi la proteina spike, sperimentino gli stessi sintomi e danni associati al virus.

 

È molto probabile che alcuni dei soggetti che hanno ricevuto il vaccino mRNA, quindi la proteina spike, sperimentino gli stessi sintomi e danni associati al virus

Come The Defender ha riportato il 10 febbraio, il Dr. Patrick Whelan, medico, ha tentato di avvertire la FDA sulla probabilità che i vaccini COVID causassero danni. Nello specifico, Whelan era preoccupato che i vaccini con tecnica mRNA sviluppati da Pfizer e Moderna avessero «il potenziale per causare danni microvascolari (infiammazioni e piccoli coaguli di sangue chiamati microtrombi) nel cervello e nei reni in modi non valutati durante i test di sicurezza».

 

Anche se Whelan non metteva in discussione il fatto che i vaccini potessero arrestare la diffusione del virus (assumendo che i vaccini prevengano realmente la trasmissione – ancora non verificato nei test clinici), ha avvertito che «sarebbe molto peggio se centinaia di milioni di persone dovessero soffrire di danni al cervello o al microcircolo cardiaco duraturi o permanenti per non aver valutato nel breve termine un effetto indesiderato di un vaccino basato sulla proteina spike completa su altri organi».

 

In ottobre 2020, alcuni medici hanno avvertito che le ricerche dimostravano che il virus SARS-CoV-2  poteva avere impatti su diversi organi, tra cui il cuore, e che circa un quarto dei ricoverati per COVID avevano riportato danni al miocardio, come aritmia o malattie tromboemboliche.

 

I vaccini con tecnica mRNA sviluppati da Pfizer e Moderna potrebbero avere «il potenziale per causare danni microvascolari (infiammazioni e piccoli coaguli di sangue chiamati microtrombi) nel cervello e nei reni in modi non valutati durante i test di sicurezza»

Il Dr. Hyung Chun, cardiologo di Yale, ha suggerito che le cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni possono rilasciare citochine infiammatorie che aggravano ulteriormente la reazione infiammatoria dell’organismo e provocano la formazione di coaguli di sangue. Chun ha dichiarato: «L’endotelio infiammato probabilmente contribuisce non solo a peggiorare il decorso del COVID, ma è anche un fattore determinante per il rischio di attacchi cardiaci e infarti».

 

In uno studio prospettico che ha seguito 100 pazienti guariti dal COVID, i ricercatori hanno scoperto un aumento di risonanze magnetiche al cuore per il 78% dei pazienti e infiammazioni miocardiche in corso nel 60%. Queste scoperte sono indipendenti dalla gravità dell’infezione, dal decorso generale della malattia e dal tempo trascorso dalla prima diagnosi.

 

In ottobre 2020 i ricercatori hanno esaminato più dettagliatamente il cuore dopo la morte causata dal COVID-19 e hanno scoperto che «il danno cardiaco era frequente ma più per i coaguli che per l’infiammazione e che i microtrombi (piccoli coaguli di sangue) erano frequenti».

 

«Non ce lo aspettavamo», afferma il coautore dello studio, Dr. Renu Virmani del CVPath Institute di Gaithersburg, Maryland. «Sembra improbabile che l’invasione virale diretta al cuore giochi un ruolo determinante nella necrosi miocardica e nei microtrombi».

Sarebbe molto peggio se centinaia di milioni di persone dovessero soffrire di danni al cervello o al microcircolo cardiaco duraturi o permanenti per non aver valutato nel breve termine un effetto indesiderato di un vaccino basato sulla proteina spike completa su altri organi»

 

Uno studio successivo pubblicato a gennaio ha confermato le scoperte di microtrombi risultanti in necrosi miocitiche, indicative di un recente infarto miocardico (attacco di cuore), in 40 individui morti per infezione da COVID – lo studio ha anche identificato i microtrombi come la principale causa di danni cardiaci.

 

I medici di tutto il mondo hanno prove che suggeriscono che il virus possa causare infiammazioni cardiache, malattie acute ai reni, malfunzionamenti neurologici, coaguli di sangue, danni intestinali e problemi al fegato.

 

FONTE

articolo di Megan Redshaw

tradotto e pubblicato da Renovatio 21 per gentile concessione di Children’s Health Defense.

 

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