LA TRADEDIA DELLA PALESTINA / “ATTI NAZISTI A GAZA”

Vi proponiamo la lettura di due testi che, pur scritti parecchi anni fa, conservano oggi una grande attualità e una estrema pregnanza.

Il primo è l’intervento di un deputato inglese ebreo, Gerald Kaufman, tenuto nel 2009 davanti al suo parlamento.

Il secondo è un articolo dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, pubblicato nel 2012 su ‘Contraindicaciones’.

Sono stati tradotti e presentati dall’ottimo sito di controinformazione ‘L’Antidiplomatico’.

 

 

 

 

“Atti nazisti a Gaza”. La denuncia (sempre attuale) di un deputato ebreo

 

Era il 2009 al parlamento inglese un deputato ebreo ortodosso fece questo discorso meraviglioso tradotto da Pino Cabras, attuale vicepresidente della Commissione esteri alla Camera dei Deputati. I fatti di Gaza di oggi lo presentano con una sua notevolissima attualità.

 

 

da PinoCabras.it

Atti nazisti a Gaza. Lo dice un deputato inglese ebreo, Gerald Kaufman, la cui famiglia in Polonia fu in gran parte inghiottita dalla Shoah. Cosa succede?

Il paragone tra l’assedio e le stragi a Gaza da parte della potenza occupante israeliana e l’assedio e le stragi del ghetto di Varsavia da parte dei nazisti suscita in genere reazioni durissime. Si vuole far credere che sia dettato da pregiudizio antiebraico.
L’aggettivo antisemita è il grande silenziatore contro chi si oppone ai pericoli scatenati dal bellicismo israeliano di oggi. Che impressione vedere Gianfranco Fini e Maurizio Gasparri, gli eredi di Salò, pontificare contro l’antisemitismo. O leggere il resoconto di un quotidiano grondante di umori fascisti sulla manifestazione nazionale a difesa dei palestinesi del 17 gennaio con il titolo cubitale «Dàgli agli ebrei». Ma dove viviamo?

Vi propongo perciò la traduzione integrale del discorso parlamentare pronunciato il 15 gennaio 2009 dal deputato britannico Gerald Kaufman, durante un dibattito in cui nessuno avrebbe mai potuto trovare argomenti da opporgli. È una denuncia breve, durissima e lucidissima, della condotta del governo israeliano, con argomenti di grande valore politico e documentale, segnati da una inattaccabilità biografica formidabile (cosa che non potremmo dire del nostro attuale presidente della Camera).

Qualcuno recapiti questo testo anche a quei deputati del PD sinora sdraiatisi sui comunicati dello Stato Maggiore israeliano, per illustrare loro la possibilità di assumere posizioni a schiena dritta.

 

Testo tradotto in italiano:
Gerald Kaufman, deputato laburista. 15 gennaio 2009.

Sono stato cresciuto come un ebreo ortodosso e un sionista. Su una mensola in cucina c’era una scatola di latta per il Fondo nazionale ebraico, dentro la quale mettevamo le monete per aiutare i pionieri a costruire una presenza ebraica in Palestina.
Sono andato la prima volta in Israele nel 1961 e vi sono tornato innumerevoli volte. Ho avuto familiari in Israele e ho amici in Israele. Uno di essi ha combattuto nelle guerre del 1956, 1967 e 1973 ed è stato ferito in due di esse. Il distintivo che indosso viene da una decorazione sul campo a lui insignita, che mi ha regalato. Ho conosciuto la maggior parte dei primi ministri di Israele, a partire dal Primo ministro fondatore David Ben-Gurion. Golda Meir era mia amica, così come lo è stato Yigal Allon, vice primo ministro, che, da generale, conquistò il Negev per Israele nella guerra del 1948 per l’indipendenza.

I miei genitori vennero in Gran Bretagna come rifugiati provenienti dalla Polonia. La maggior parte dei loro familiari sono stati in seguito uccisi dai nazisti nell’olocausto. Mia nonna era a letto malata, quando i nazisti giunsero alla sua città natale, Staszow. Un soldato tedesco la uccise sparandole nel suo letto. Mia nonna non è morta per fornire la copertura ai soldati israeliani che ammazzano le nonne palestinesi a Gaza.
L’attuale governo israeliano sfrutta spietatamente e cinicamente il continuo senso di colpa tra i gentili per la strage degli ebrei nell’olocausto per giustificare la sua uccisione di palestinesi.

L’implicazione è che la vita degli ebrei sia preziosa, ma la vita dei palestinesi non conti. Su Sky News pochi giorni fa, al portavoce dell’esercito israeliano, il Maggiore Leibovich, è stato chiesto in merito all’uccisione da parte israeliana di, in quel momento, 800 palestinesi (il totale è ora di 1000). Ha risposto all’istante che «500 di questi erano militanti».

Questa era la risposta di un nazista.

Suppongo che gli ebrei che lottavano per la loro vita nel ghetto di Varsavia avrebbero potuto essere denigrati in quanto militanti.

Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, afferma che il suo governo non avrà rapporti con Hamas, perché sono terroristi. Il padre di Tzipi Livni era Eitan Livni, il capo delle operazioni dell’organizzazione terroristica Irgun Zvai Leumi, che ha organizzato l’attentato esplosivo dell’Hotel King David di Gerusalemme, in cui perirono 91 vittime, di cui quattro ebrei. Israele è stato partorito dal terrorismo ebraico.
Terroristi ebraici impiccarono due sergenti britannici e fecero esplodere i loro cadaveri.
Irgun, insieme con la banda terrorista Stern, nel 1948 massacrò 254 palestinesi nel villaggio di Deir Yassin.
Oggi, gli attuali governanti israeliani indicano che sarebbero disposti, in circostanze per loro accettabili, a negoziare con il presidente palestinese Abbas, di al-Fatah. È troppo tardi per farlo. Essi avrebbero potuto negoziare con il precedente leader di al-Fatah, Yasser Arafat, che era un mio amico. Invece, lo assediarono in un bunker a Ramallah, dove lo visitai. A causa dei fallimenti di al-Fatah, a partire dalla morte di Arafat, Hamas ha vinto le elezioni palestinesi nel 2006. Hamas è una organizzazione sgradevolissima, ma è stata democraticamente eletta, ed è quel che passa il convento.
Il boicottaggio di Hamas, anche da parte del nostro governo, è stato un errore colpevole, dal quale sono derivate terribili conseguenze. Il grande ministro degli Esteri israeliano Abba Eban, con il quale ho fatto campagna per la pace da molte tribune, ha dichiarato: «Fate la pace se parlate con i vostri nemici.»Per quanti palestinesi gli israeliani possano uccidere a Gaza, non possono risolvere questo problema esistenziale con mezzi militari.
Quando e qualora i combattimenti finissero, ci sarebbero ancora un milione e mezzo di palestinesi a Gaza e altri due milioni e mezzo in Cisgiordania. Essi sono trattati alla stregua di immondizia da parte degli israeliani, con centinaia di blocchi stradali e con gli orrendi abitatori degli insediamenti ebraici illegali che li molestano.

Verrà il momento, non molto lontano da ora, in cui supereranno la popolazione ebraica in Israele. È giunto il momento per il nostro governo di render chiaro al governo israeliano che la sua condotta e la sua politica sono inaccettabili, e di imporre un divieto totale di esportare armi a Israele.
È l’ora della pace, ma la pace vera, non la soluzione attraverso il soggiogamento che è il vero obiettivo degli israeliani, ma che è impossibile per loro da raggiungere.

Essi non sono semplicemente dei criminali di guerra, sono stupidi.

 

 

 

 

 

 

Edoardo Galeano: L’esercito israeliano “uccide per orrore”

Eduardo Galeano nel 2012 scrisse questo articolo sulla questione palestinese. Sono passati 9 anni, alla luce degli ultimi eventi sanguinosi nella Striscia di Gaza, il punto e il luogo della domanda dallo scrittore uruguaiano resta sempre tremendamente attuale: “Da dove viene l’impunità con cui Israele sta compiendo il massacro a Gaza?”

Di seguito l’articolo, pubblicato su Contradictions

Per giustificarsi, il terrorismo di stato produce terroristi: semina odio e raccoglie alibi. Tutto indica che questo massacro a Gaza, che secondo i suoi autori vuole porre fine ai terroristi, li moltiplicherà.

Dal 1948 i palestinesi vivono condannati all’umiliazione perpetua.

Non possono nemmeno respirare senza permesso. Hanno perso la loro patria, le loro terre, la loro acqua, la loro libertà, il loro tutto. Non hanno nemmeno il diritto di scegliere i propri governanti.

Quando votano per chi non dovrebbero votare, vengono puniti. Gaza viene punita. È diventata una trappola per topi senza uscita, da quando Hamas ha vinto le elezioni nel 2006.

 

Qualcosa di simile era accaduto nel 1932, quando il Partito Comunista trionfò alle elezioni in El Salvador. In un bagno di sangue, i salvadoregni hanno espiato per la loro cattiva condotta e da allora hanno vissuto sotto dittature militari. La democrazia è un lusso che non tutti meritano.

I figli dell’impotenza sono i razzi fatti in casa che i militanti di Hamas, messi all’angolo a Gaza, sparano con mira spudorata sulle terre che erano state palestinesi e che l’occupazione israeliana ha usurpato. E la disperazione, sull’orlo della follia suicida, è la madre della spavalderia che nega il diritto di Israele di esistere, urla senza alcuna efficacia, mentre la guerra di sterminio molto efficace ha negato, per anni, il diritto all’esistenza della Palestina.

La piccola Palestina è rimasta. Passo dopo passo, Israele la sta cancellando dalla mappa.

I coloni invadono e dietro di loro i soldati stanno correggendo il confine. I proiettili santificano i diseredati, in legittima difesa. Non esiste guerra aggressiva che non pretenda di essere una guerra difensiva. Hitler invase la Polonia per impedire alla Polonia di invadere la Germania.

Bush ha invaso l’Iraq per impedire che l’Iraq invadesse il mondo.

In ciascuna delle sue guerre difensive, Israele ha inghiottito un altro pezzo di Palestina e i pranzi continuano. La devozione è giustificata dai titoli di proprietà concessi dalla Bibbia, dai duemila anni di persecuzione subiti dal popolo ebraico e dal panico generato dai palestinesi in agguato.

Israele è il paese che non si attiene mai alle raccomandazioni o risoluzioni delle Nazioni Unite, quello che non si attiene mai alle sentenze dei tribunali internazionali, quello che infrange le leggi internazionali, ed è anche l’unico paese che ha legalizzato la

tortura di prigionieri.

Chi ti ha dato il diritto di negare tutti i diritti? Da dove viene l’impunità con cui Israele sta compiendo il massacro a Gaza? Il governo spagnolo non avrebbe potuto bombardare impunemente i Paesi Baschi per porre fine all’ETA, né il governo britannico avrebbe potuto rasa al suolo l’Irlanda per liquidare l’IRA. La tragedia dell’Olocausto implica una politica di eterna impunità? O quel semaforo verde viene dalla massima potenza che ha il più incondizionato dei suoi vassalli in Israele?

L’esercito israeliano, il più moderno e sofisticato del mondo, sa chi sta uccidendo. Non uccide per errore. Uccide per orrore. Le vittime civili sono chiamate danni collaterali, secondo il dizionario di altre guerre imperiali.

A Gaza, su dieci danni collaterali, tre sono bambini. E ci sono migliaia di vittime mutilate della tecnologia dello smembramento umano, che l’industria militare sta testando con successo in questa operazione di pulizia etnica.

E come sempre, sempre la stessa: a Gaza, cento a uno. Per ogni 100 palestinesi uccisi, un israeliano.

Gente pericolosa, avverte l’altro bombardamento, compiuto dai mass media di manipolazione, che invita a credere che una vita israeliana valga quanto cento vite palestinesi. E questi media ci invitano anche a credere che le duecento bombe atomiche di Israele siano umanitarie e che una potenza nucleare chiamata Iran sia stata quella che ha annientato Hiroshima e Nagasaki.

La cosiddetta comunità internazionale, esiste?

È più di un club di mercanti, banchieri e guerrieri? È qualcosa di più del nome d’arte che gli Stati Uniti usano quando fanno teatro?

Di fronte alla tragedia di Gaza, l’ipocrisia globale si mostra ancora una volta. Come sempre, l’indifferenza, i discorsi vuoti, le dichiarazioni vuote, le declamazioni altisonanti, le posizioni ambigue, rendono omaggio alla sacra impunità.

Di fronte alla tragedia di Gaza, i paesi arabi si lavano le mani. Come sempre. E come sempre, i paesi europei si sfregano le mani.

La vecchia Europa, così capace di bellezza e perversità, versa occasionalmente lacrime mentre celebra segretamente questa mossa magistrale. Perché la caccia agli ebrei è sempre stata un’usanza europea, ma per mezzo secolo quel debito storico è stato riscosso dai palestinesi, che sono anche semiti e che non sono mai stati, né lo sono, antisemiti.

Stanno pagando, con sangue costante, un conto degli altri.

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