Mi chiamo Peppe…Carmela… Gennaro…e allora?

Si chiama ‘giro delle sette chiese’, ma è definizione impropria, perché il via, vai da luoghi della promozione editoriale sono parecchi di più. Per fermarsi alla Rai (azienda ipocritamente definita pubblica, ma che nei fatti spartisce i palinsesti con gli avvoltoi della partitocrazia) tutte le edizioni dei Tg  e i programmi, da mane a sera, a notte, aprono sale e salotti con generosa ospitalità a politici, attori/attrici da gossip, vecchie glorie del canto, pseudo psicologi, improvvisati opinionisti, remunerati con cachet più o meno elevati e regalano spazi pubblicitari, mascherati da televisione-culturale ai Vespa di turno, ora all’ossessione della borgatara ‘Giorgia’. Il disastro si completa con l’entusiastica accoglienza di Tg e reti commerciali, e primatista è Mediaset.

Io sono Luciano, Peppino è Peppino, Carmela pensa di essere Carmela. A nessuno di noi, anche allargando a dismisura il sondaggio, verrebbe in mente di scrivere la propria autobiografia, lecita gratificazione solo per geni come Leonardo, Einstein, Papa Francesco. Certo non siamo ‘Giorgia’, ma considerato l’elevato profilo politico e umano della iper destrofila cofondatrice del partito neofascista, in compartecipazione e con il simpaticone La Russa e in diretta successione con Almirante-Fini, capiamo le profonde ragioni del libro, che qualcuno con doti da Sibilla cumana, ha etichettato come ‘libro dell’anno’! L’enfatica definizione molto deve piacere a Casa Pound, Forza Nuova e ad altri neofascisti, che condividono l’entusiasmo e pazientano in coda a folle oceaniche, all’ingresso delle librerie per assicurarsi una copia della sofisticata letteratura di Giorgia.

Lucia Annunziata, in bilico tra giornalismo equidistante dai partiti e presunzione della propria abilità dialettica, in casa Rai da molti anni, non ha mai corretto di una virgola la pesante dizione salernitana e il ‘vezzo’ di definire ‘questa roba’ il Recovery Plan o i cambiamenti climatici. Ieri, 16 maggio, nella rubrica ‘mezz’ora’ (Rai 3), ampliata come se non fossero già troppi i trenta minuti, la Huffington Post woman ha dedicato un chilometrico esordio del programma al libro e alle elevate opinioni della Meloni. Cioè, le ha consegnato il pass per accreditarsi come un politico ‘normale’ ed evadere dal ruolo di pesce guida di seguaci spudoratamente colpevoli di apologia del fascismo. La ’Io sono Giorgia’, appresa l’invasiva tecnica autopromozionale di Vespa, va completando il suo ‘giro delle sette e più chiese’ per pubblicizzare il libro-racconto della sua vita. Delle due l’una: è paranoia antifascista la convinzione che la Meloni andrebbe smascherata e sanzionata per la collusione di Fratelli d’Italia con i rigurgitari del Ventennio?  Il nostro Paese dovrebbe forse dimenticare quanto impongono in materia la Costituzione e la legge? Si capisce, l’obiettivo della democrazia di stroncare il fenomeno appare a qualcuno anacronistico, fuori tempo massimo, ma un’occhiata al mondo e a certi soggetti del nostro Paese, suggerisce il contrario. Purtroppo non ha ricadute concrete, non sana il vulnus di reti e organi di informazione e trattenimento (Rai, Commerciali) in cui bazzicano liberamente personaggi della destra infornati dal governo giallo-verde.

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