Disonestà: ne conosciamo compiutamente il significato? Ci viene in aiuto il prestigio del dizionario Treccani: “disonestà /dizone’sta/ s. f. [der. di onestà, col pref. dis-¹]. – 1. [l’essere disonesto: comportarsi con d.] ≈ (lett.) improbità, (non com.) inonestà, scorrettezza, slealtà. ↔ correttezza, dirittura, lealtà, onestà, probità, rettitudine. 2. [l’essere contrario ai principi di comportamento ritenuti giusti e onesti] ≈ dissolutezza, immoralità, impudicizia, oscenità, scostumatezza, spudoratezza. ↔ (lett.) costumatezza, moralità, pudicizia, (non com.) virtuosità. 3. [anche al plur., azione disonesta: è una vera d.] ≈ scorrettezza”.
La dotta informazione è prezioso strumento linguistico per indagare con dovizia di argomentazioni il distorto pianeta abitato quasi per interro da chi svilisce i sani canoni della politica con il peggio della partitocrazia, di cui la disonestà è il sintomo più difficile da debellare. Disonestà è intascare e spendere per scopi impropri, illeciti, molti milioni di contributi dello Stato, cioè di tutti noi e non rispondere protervamente delle conseguenti accuse di truffa. Disonestà è disumanità se negazione reiterata dei diritti umani, offesi da comportamenti discriminatori di mandanti che istigano masse di beceri esecutori alla violenza. È profittare di ruoli di potere per opporsi a operazioni di salvataggio di diseredati che rischiano la vita; disonestà è utilizzare la contiguità con gruppi eversivi per impinguare i consensi codificati dai sondaggi; è sciacallaggio che fomenta il negazionismo in piena pandemia per mettersi alla testa dei disperati vittime delle restrizioni, e con un criminale ‘me ne frego’ alimenta la diffusione dei contagi all’infinito e rischia di mettere definitivamente in ginocchio l’intero Paese. Disonestà è mercanteggiare l’accoglienza nella maggioranza plenaria dell’esecutivo Draghi solo per intrufolarsi nella progettazione di spesa dei finanziamenti europei e favorire il leghismo imprenditoriale. Disonestà è stare con un piede in due scarpe, ovvero far parte dell’esecutivo Draghi e contemporaneamente attaccarlo, per il bieco obiettivo di contenere la crescita di consensi ai neofascisti. La teledipendenza degli italiani induce purtroppo a sopportare l’ambigua disonestà di tipi istruiti da Salvini che in Tv vomitano insulti su ogni atto del governo e intonano osanna nell’attribuire alla Lega gli atti positivi del governo condivisi dal Paese. Il colmo della disonesta ambiguità si rivela nella fase più acuta di sofferenza di Salvini per l’insidia a boss della destra, che teme diventi letale per la concorrenza della Meloni: i leghisti sono costretti all’astensione sul decreto che fissa le modifiche al regime di restrizioni programmato dal governo e sempre per frenare la scalata della Meloni potrebbero ricevere l’ordine di astenersi anche sulla vigliacca mozione di sfiducia al ministro Speranza di Fratelli d’Italia. C’è da chiedersi, se lo stimatissimo banchiere Draghi avesse anche l’indispensabile back ground di saggezza, scaltrezza e capacità previsionale per intuire che il Salvini reduce da numerose gaffe politiche, destinatario di inchieste giudiziarie e vulnerabile per una sua rozza e congenita inadeguatezza, avrebbe dimostrato di convivere nella fragile maggioranza come una mina vagante, come un disfattista parlante che fa comodo alle reti televisive, convinte di incrementare gli ascolti con le sue esternazioni destabilizzanti.
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