STATI IN CRAC / SONO SEI, PER LA PANDEMIA

Record di paesi in crac nel 2020. Ben sei nazioni, infatti, hanno dichiarato fallimento, soprattutto per via del Covid.

A rivelarlo è Standard’s & Poor Global Rating, che stila la lista dei paesi in default: Argentina, Belize, Ecuador, Libano, Suriname (due volte) e Zambia.

Superato, quindi, il precedente record di insolvenze sovrane, che risale al 2016, quota sei.

In totale, fino ad oggi l’agenzia di rating ha decretato, nella sua storia, 24 crac nazionali.

Ancora. I tagli di rating decisi nel corso del 2020 sono ben 26, pari al livello record fatto segnare dieci anni fa, nel 2011. Attualmente – fa sapere la severissima agenzia a stelle e strisce – addirittura il 60 per cento dei paesi ‘emergenti’ hanno un indebitamento a elevato livello di rischio: in soldoni, ciò significa che nel 2021 quel già drammatico record dei sei default nazionali potrebbe essere superato.

Ecco alcuni dettagli sulle nazioni in crac.

L’Argentina è un record nel record, avendo già vissuto quattro default, ora siamo al quinto. La sua cronica incapacità di gestire i conti pubblici – viene rilevato – è stata aggravata della pandemia. Attualmente il ‘rosso’ ammonta a 65 miliardi di dollari.

Segue a ruota il Belize, che ora raggiunge il suo quarto default. Il piccolo Stato caraibico vive praticamente di turismo, un settore andato pesantemente in tilt a livello internazionale. La riduzione dei flussi ha raggiunto il 70 per cento, e da qui trae origine la profonda crisi, con una situazione finanziaria definita dal Fondo Monetario Internazionale “insostenibile”.

I problemi per l’Ecuador derivano in gran parte dal crollo del prezzo del petrolio, la sua vera ricchezza. La situazione, comunque, è meno grave delle altre, perché le autorità sono riuscite – pur senza evitare il secondo crac della loro storia – a ristrutturare il debito, ridurre gli interessi e quindi avere una prospettiva meno nera.

La gravissima crisi economico-finanziaria del Libano non ha la sua prima causa nel covid. L’annuncio del mancato pagamento di una rata da 1,2 miliardi di euro di un eurobond si è verificata pochi giorni fa, il 7 marzo, e ha fatto scattare il default. E pensare che fino a cinque anni fa il Libano poteva contare su una delle economie più stabili in Medioriente. Poi la crisi, che ha svalutato la lira del 90 per cento e causato un’inflazione dell’85 per cento. Il debito ora ammonta a 90 miliardi di dollari e la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà.

Il crollo nelle esportazioni di oro, effetto della pandemia, è invece alla radice dei gravi problemi del Suriname, la piccola ex colonia olandese del Sudamerica. Ad aggravare la situazione una dissennata politica infrastrutturale decisa dal dittatore Dosi Bouterse, condannato in Olanda per traffico di cocaina e accusato anche di omicidio. Si è dimesso, e ora il Paese ha chiesto aiuto al FMI per superare il default.

Eccoci infine allo Zambia, il cui crac ha il nome di un altro metallo, il rame, il cui export è crollato, anche stavolta per gli effetti della pandemia, che hanno drasticamente ridotto la domanda globale di materie prime. La situazione debitoria del Paese, comunque, era già grave anche prima. Il ‘rosso’ è soprattutto di marca cinese. A novembre il governo non ha pagato una rata da 42,5 miliardi di dollari di bond in scadenza: da qui il default.

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