SOS DIA / SEMPRE PIU’ FORTI LE FAMIGLIE MAFIOSE NEGLI USA

Le famiglie mafiose ormai da tempo trapiantate negli Stati Uniti non perdono la loro forza, soprattutto sul fronte del riciclaggio e reinvestimento dei capitali illeciti.

A radiografare la situazione provvede la fresca relazione della Direzione Investigativa Antimafia inviata al Parlamento.

Ecco un passaggio: “Gli scappati della guerra di mafia degli anni Ottanta hanno impiantato negli Stati Uniti attività imprenditoriali redditizie e i proventi sono stati destinati al mantenimento delle famiglie e dei sodali rimasti in Sicilia”.

Non solo le storiche famiglie di New York, comunque, ma altre sparse a macchia d’olio nei principali Stati a stelle e strisce.

Cominciamo con le celebri cascate del Niagara. Pochi sanno che a controllarne il ricco business provvede la famiglia Todaro, che ha il suo quartier generale a Buffalo. Il capo è Joseph Todaro, mentre il suo vice si chiama Domenico Violi.

Passiamo alla numerosa famiglia Merlino, almeno una trentina i suoi componenti. Il boss, Joseph Merlino, è stato da poco scarcerato ma la forza del gruppo è cresciuta nel corso degli ultimi anni, diventando strategica nella cosiddetta ‘Tri State Area’, ossia New York, New Yersey e Connecticut.

La base operativa principale dei Merlino si trova a Philadelphia e la famiglia è in ottimi rapporti d’affari con un’altra potente dinasty, quella dei Genovese, la cui roccaforte è invece a Los Angeles.

Eccoci a Boston, dove c’è l’impronta della famiglia Patriarca, che detta la sua legge sui tradizionali ma sempre redditizi business della droga, del gioco d’azzardo, dell’usura e del racket.

Un salto a Miami, in Florida, dove la situazione è in continua evoluzione, visti i tanti business e le tante famiglie presenti. Gli esperti la definiscono, per questo motivo, la “città aperta”. I numeri uno, comunque, rimangono i Caruana-Cuntrera, storica famiglia agrigentina, che in passato ha coltivato grossi business anche in Canada. Sono considerati i ‘banchieri di Cosa nostra’, in grado di tessere accordi di spartizione con le altre famiglie mafiose che allungano i tentacoli sulla ricca economia locale.

La camorra – stando al rapporto della DIA – non ha una sua struttura autonoma negli Stati Uniti: in sostanza i suoi uomini rappresentano una sorta di propaggine della famiglia Genovese, con la quale da tempo coltivano stretti rapporti. La loro presenza si segnala soprattutto in Florida, ed in particolare nel settore dei night club.

E proprio in Florida avrebbe soggiornato ed operato il super latitante Raffaele Imperiali, il narcotrafficante al quale la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dà da tempo la caccia.

Da molti è considerato il maggior broker della droga della criminalità organizzata. Il nome di Imperiali è spesso associato a quello di Attilio Eugenio Repetti, un altro broker della droga, arrestato per la prima volta a metà anni ’90, poi riarrestato nel 2016 con l’accusa di lavare gli incassi dei narcos di camorra.

Il ‘patto atlantico’ tra le mafie – emerge dal rapporto della DIA

con la ripresa a pieno regime dei rapporti tra Cosa nostra siciliana e quella statunitense, preoccupa sempre di più. A maggior ragione adesso, con il diluvio di miliardi che stanno per essere messi in circolazione sia negli Stati Uniti che in Europa, rispettivamente con il ‘Piano Biden’ e con il ‘Recovery Fund’.

Il tasso di pericolosità dei rapporti sempre più intensi tra le due mafie (americana e siciliana) è emblematizzato – secondo la DIA – dalla recente estradizione di Ferdinando Gallina (alias Freddy), boss della famiglia mafiosa di Carini fuggito negli Usa dove è stato arrestato.

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