CIAO, CIAO GRILLINI. ANZI, ADDIO

Un amico bizzarro, da giovane inventore di miscugli alimentari da vomito, del tipo latte e vino, lasagna zuccherosa, spigola e ketchup, giunto a maturazione e dunque acquisito il diritto a eleggere i rappresentanti del popolo, ha inaugurato il protagonismo di elettore con un “sì” convinto all’Uomo Qualunque, scelta ovvia, seguita in successione da simpatia politica per ‘Fiamma Tricolore, socialismo e andreottiana Dc. La storia di questo ondivago compagno di marachelle giovanili, calza come un abito di sartoria alla disavventura, che vive la democrazia in questi giorni di alta tensione per il futuro del Paese, scosso per la spallata dei 5Stelle, capitanati dal guerrigliero Di battista, sferrata alla compattezza dell’esecutivo Draghi, già in assetto difensivo per parare le bordate della Lega, inaffidabile compagno di cordata. Chi apprende con sconcerto dell’anarchico dissenso, espresso senza una prudente sordina dai 50 grillin-grullini saliti sull’Aventino con i ‘no’ al governo di emergenza, mostra di aver sottovalutato il rito sommario, che ha partorito il Movimento inventato dal comico genovese prestato alla politica e plagiato dal tecnocrate Casaleggio. Dai primi vagiti del neonato partito-non partito, accolto da un numero di italiani stufi della partitocrazia, era chiaro agli analisti più sgamati, che si trattava di soggetti raccogliticci, eterogenei, di anime senz’anima, connesse tra loro dal fil rouge dell’ambizione goliardica a provare che il potere non logora chi ce l’ha. L’annunciato sisma ha fatto puntualmente tremare le fondamenta del precario edificio pentastellato, minato dai tre rottamatori Di Battista, Lezzi, Morra (questi implora Grillo per essere graziato), compartecipi Casaleggio junior e la sua Rousseau da più parti contestata. Su sponda opposta si delinea il percorso non perfezionato, ma evidentissimo dell’‘ala’ vicina a confluire nell’alveo della sinistra di Fratoianni, con il quale ha condiviso il ‘no’ a Draghi, seppure con motivazioni opposte ai dibattistiani. Non appare allo scoperto, ma i ben informati raccontano di un terzo polo connotato da empatia per i secessionisti antieuropei di Pontida. Il tema, non fosse simile a un canovaccio comico, sembrerebbe plagiare il Troisi di ‘Non ci resta che piangere’: Antonio Di Pietro, ex giustiziere di ‘Mani pulite’, in pensionamento volontario dal ruolo di politico, intento a garantire presente e futuro da agricoltore, offre ai ribelli pentastellati il simbolo ‘Italia dai valori’ da lui inventato e poi dismesso. Che dire, ce n’è abbastanza per fornire materiali succulenti agli autori della satira proposta da Crozza senza fare sconti a nessuno.

Lascia un commento