Luce in fondo al tunnel, come e quando

Messi in fila, gli alibi per errori, disfunzioni, incertezze, ritardi, pochi non sono: la stramaledetta pandemia ha preso il mondo in contropiede e svelato incongruenze, limiti di lungimiranza, interessi delle controverse componenti del sistema sanitario mondiale, con estremi intollerabili della diseguaglianza tra Paesi ricchi e poveri, tra ricchi e poveri di uno stesso Paese, intrusioni del malaffare, di corrotti e corruttori: in una parola impreparazione, approssimazione, inefficienza nel contenere la mortale ferita provocata dalla diffusione inarrestabile del coronavirus. Tutto vero, ma con significativi distanziamenti nel work in progress per debellare il Covid-19 esemplificati dal sorprendente esito del drammatico caso Whuan, megalopoli di trenta milioni di cinesi, che nella totale obbedienza della dura legge del lockdown  e della vaccinazione di massa, si è liberata del virus. All’opposto il negazionismo criminale di Trump, Johnson, Bolzonaro, in Italia di Salvini, costato milioni di vittime, o all’opposto il più recente exploit di Israele, che anche se favorito da un numero non stratosferico di abitanti, nel breve arco temporale di due mesi vanta lo straordinario primato di un meno 94%   contagi, realizzato con la vaccinazione di massa e una razionale organizzazione dei presidi sanitari.

Che la sola via di scampo per il ritorno alla normalità fosse la cosiddetta ‘immunità di gregge’, ovvero la vaccinazione di almeno il 70% della popolazione, non è mai stato un segreto scientifico e avrebbe dovuto stabilmente sostare in vetta all’operatività dei governi, supportata da sentenze della scienza inappellabili, chiare, quasi autoritarie, per puntare sulla disponibilità illimitata di vaccini e certo nel contemporaneo rispetto di rigorose misure di restrizione. La tempistica di contratti ‘nazionali’ per disporne a sufficienza di vaccini ha registrato colpevoli disparità e penalizzato chi non ha previsto il rischio di soccombere alla competizione per l’accaparramento delle dosi. Il mondo avrebbe potuto rimediare, imporre ai produttori dell’antiCovid di rinunciare, dietro adeguato compenso, al brevetto per la sua libera produzione. A suo tempo scrisse la parola fine della terribile epidemia la grandezza umanitaria dello scienziato scopritore del vaccino anti poliomielite, che rese gratuita la produzione con la rinuncia alla brevettazione. Niente del genere nel caso del Covid-19 e inedite diseguaglianze: nessun problema di disponibilità per Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele, gravi difficoltà per altri Paesi, Italia inclusa, ma soprattutto quote rilevanti di umanità escluse dalla decisiva immunità, perché povera e dimenticata. In attesa di recuperare il terreno perduto proviamo a limitare i danni da ritardo con l’efficienza italiana in tempi di emergenza, acceleriamo la somministrazione del vaccino, di quanto ne disponiamo e tifiamo perché ne arrivi e presto quanto serve per evitare il caleidoscopio di colori cangianti attribuiti alle regioni, le decisioni dannosamente estemporanee di aperture e chiusure, dettate anche dall’intemperanza degli incoscienti protagonisti di assembramenti e di altre trasgressioni. La saggezza preventiva, decisiva per scongiurare il pericolo di terze disastrose ondate pandemiche, richiede di dare ascolto al consulente del ministero della sanità, che incurante di possibili contestazioni prescrive da tempo il drastico provvedimento di totale lockdown, che favorirebbe la strategia di contrasto al Covid con il tracciamento e l’isolamento dei contagi. Tocca al governo neonato assumere la responsabilità di questa scelta impopolare, l’unica per imboccare il percorso del ritorno alla normalità.

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