ELON MUSK / NON SOLO MARTE. TESLA ORA VOLA IN CINA

Morto un re se ne fa subito un altro. Succede anche nella monarchia-comunista cinese, che da qualche mese ha disarcionato il suo cavallo vincente fabbricato in casa, e lo ha sostituito con un purosangue estero che sta battendo tutti i record.

Il perdente è Jack Ma, fondatore e animatore del regno di Alibaba, caduto in disgrazia per aver criticato le politiche economiche del governo e le potenti banche di Stato. Intorno a lui, man mano, è calata una densa cortina fumogena, fino a farlo sparire del tutto dai radar.

Il vincente, il primatista assoluto, il big di tutti i big, adesso, è Elon Musk, l’uomo che entro un paio d’anni vuole sbarcare su Marte e nel ventennio successivo realizzare una vera città e civiltà marziana, con una sua ‘Costituzione’.

Jack Ma. In alto Elon Musk in Cina

Intanto, però, è sbarcato trionfalmente in Cina, accolto con tutti gli onori sia della massa dei cittadini sia – quello che conta in modo particolare – dal governo cinese, letteralmente innamorato del super tycoon americano di origini sudafricane.

Tutto sta, ora, a vedere come la prenderà il neo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden. Che dopo aver manifestato inizialmente una volontà di tendere una mano ai cinesi, ora ha cambiato radicalmente rotta, definendolo l’esecutivo giallo “il male assoluto”, da combattere sul piano economico con tutti i mezzi possibili; e il presidente Xi Jinping “un delinquente”. Of course, adesso la posizione di Musk viene monitorata con estrema attenzione degli 007 della Casa Bianca.

 

A SHANGAI LA FABBRICA DEI MIRACOLI

Qual è stato l’asso della manica di Musk? TESLA, l’auto elettrica che il mondo aspettava, capace di totalizzare tutti i record in Borsa, di sbarcare e sbancare, appunto, nel mercato cinese con cifre da brivido.

La combinazione vincente sta tutta nella eccezionale rapidità per realizzare la fabbrica di Shangai, un gioiello produttivo che ha lasciato a bocca aperta i vertici cinesi, comunque già abituati a primeggiare sul fronte tecnologico.

E’ magicamente sorto in due anni nel bel mezzo di una pianura paludosa alla periferia di Shangai, il fiore di Tesla Inc.: al lavoro migliaia di operai, tutti dotati di maschere N95, la cui fornitura è stata garantita direttamente dal governo, per assicurarne la tempestività.

Un brevissimo lockdown, praticamente indolore e tale da far pensare che la produzione non si sia mai interrotta.

Xi Jinping

Notano gli addetti ai lavori: “Nella sua prima settimana dopo la ripresa della produzione, con Toyota Motor Corp, Volkswagen AG e altre case automobilistiche straniere ancora incapaci di riaprire completamente, Tesla Shangai ha realizzato circa mille auto. A marzo erano fino a 3.000 a settimana, con un tasso addirittura più alto rispetto a prima della chiusura”.

Si racconta che Tesla non aveva solo ricevuto il via libera dal governo per la piena ripresa produttiva, ma poteva usufruire di una sorta di protezione particolare, rappresentata, per fare un solo esempio, da scorte di polizia con sirene lampeggianti al fine di garantire il tranquillo ingresso delle maestranze negli impianti produttivi.

Fondamentali, poi, i fondi, gli incentivi, i benefici fiscali e i sostegni d’ogni sorta di cui Tesla ha fatto incetta.

Dicono ancora gli esperti: “Tesla China è ben più di una filiale: ha lo scopo di svolgere un lavoro di ricerca e sviluppo originale, permettendo alla società di assumere molte tra le menti più brillanti del Paese e tenerle lontane da potenziali concorrenti”. Che sono moltissimi, nella rigogliosa Cina dal capitalismo rosso: concorrenti che però sono ora costretti ad abbassare la testa di fronte al colosso griffato Elon Musk. Il quale – al contrario di Jack Ma – si è allineato perfettamente agli obiettivi di politica economica del presidente Xi Jinping.

 

 

CIFRE DA SOGNO

Vediamo qualche significativa cifra sul mercato dell’auto in Cina. Il Paese – stando ai bene informati – rappresenta il più grande mercato al mondo per i veicoli elettrici, con enormi margini di crescita: sono circa 1 milione e 200 mila i veicoli venduti nel 2020, oltre il 40 per cento del totale globale.

“Per un decennio – viene raccontato – le amministrazioni centrali e locali hanno offerto mix di sussidi e incentivi per l’acquisto di auto ibride plug-in o completamente elettriche. Alcune grandi città hanno anche implementato sistemi che penalizzano i proprietari di veicoli convenzionali. Per fare un esempio, a Shangai le targhe per le nuove auto a benzina devono essere acquistate all’asta, a prezzi che attualmente si aggirano intorno ai 14 mila dollari: mentre le targhe per i veicoli elettrici sono gratuite”. Da non credere.

Altra genialata di Musk: far entrare un’azienda cinese, ovviamente di Stato, nel suo azionariato. E’ bastato un magico 5 per cento di quote Tesla China passate a Tencent Holdings Ltd, a metà 2017, per completare il miracolo e rassicurare le autorità cinesi sulla completa affidabilità di Musk, l’amerikano.

Altra tappa strategica esattamente un anno dopo, metà 2018, quando la potente Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma del governo cinese ha annunciato che il limite di proprietà straniere del 50 per cento per le aziende automobilistiche, sarebbe scomparso entro il 2022, con le operazioni dedicate interamente ai veicoli elettrici esentate quasi immediatamente.

Trascorre solo qualche mese e Tesla sigla un accordo con il governo di Shangai per realizzare una fabbrica – quel ‘miracolo’ – in grado di produrre mezzo milione di veicolo all’anno, la ‘Shangai Gigafactory’ del futuro.

 

AMICHE BANCHE

Una ciliegina tira l’altra. Ed è così che le banche fanno a gara per finanziare Tesla China. La prima tranche è da 521 milioni di dollari, a condizioni di tutto vantaggio: tasso agevolato e su base non definitiva, il che significa che in caso di insolvenza le banche non beccano un quattrino. E pensare che Jack Ma le critica tanto…

Altra misura pro Musk varata dal governo, che per Tesla ha sfornato provvedimenti favorevoli come neanche il più generoso pizzaiolo: l’esecutivo, infatti, ha stabilito che tutti i veicoli Tesla, indipendentemente dal luogo di produzione, sarebbero stati esentati dalla tassa d’acquisto pari al 10 per cento. Ennesimo tappeto rosso.

Il secondo prestito bancario è di 1 miliardo tondo. Mentre i consumatori cinesi sono sempre più favorevoli ad acquistare una Tesla, visto che i modelli – anche in questo caso – vengono sfornati a raffica, con un Model 3 ormai diventato il più popolare veicolo elettrico in Cina ed un SUV Model Y che va per la maggiore.

Altro provvedimento tutto pro Tesla, poi, quello adottato dalla tanto cara Shangai, che ha ridotto del 50 per cento la possibilità di circolazione in città per le auto convenzionali. Come dire: o vi comprate l’elettrica dell’amico Elon o siete fottuti.

C’è chi mormora. Vuoi vedere che tra qualche mese Biden fa l’ennesima giravolta e il ‘delinquente giallo’ torna ad essere un possibile partner?

Caso mai grazie ai buoni uffici di Big Musk?

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