Mea culpa

Il fallimento è certificato, incontestabile, totale: siamo partecipi cinicamente passivi della società malamente anarchica che sfida il galateo, non rispetta leggi e norme di comportamento sociale; che indulge a eccessi di tolleranza per chi trasgredisce i canoni di quella che un tempo si chiamava ‘creanza’, del diffuso ‘me ne frego’, di egoismi globali, di commi non scritti di un codice operativo che in tutto il mondo ammette l’assurdo del ‘mors tua, vita mea’, eccetera, eccetera…

…In questo millennio di vistosi deficit dei valori essenziali per la buona vita dell’umanità, le rare eccellenze che nobilitano la categoria umana delle giovani generazioni purtroppo non compensano il prevalente segno meno in condotta sulla pagella mondiale del loro mondo.

Tarato il severo giudizio, cioè al netto degli eccessi, questa stringata requisitoria sul tema della gioventù si connette con lo scenario dominante della più invasiva pandemia della millenaria storia della Terra e legittima anche la requisitoria sulle responsabilità degli adulti. Cosa induce a incosciente negazionismo le migliaia di ragazzi che, tappate le orecchie, sbeffeggiano i moniti della scienza e della politica pubblicizzati ossessivamente per contrastare la diffusione del Covid? Cosa inibisce il rispetto per chi lotta in terapia intensiva per sopravvivere, per le centinaia di vittime uccise ogni giorno dal virus? A cosa si deve la discrasia che vede agli antipodi la protesta degli studenti, privati del fondamentale principio di comunità, di qui la rivendicazione di tornare a pieno titolo nella loro seconda casa, e la cronaca nerissima dell’Italia da Nord a Sud che racconta l’egoistica incoscienza di assembramenti senza alcuna precauzione? Che tipo di società offre la dominante prospettiva dello stare insieme dalla mezzanotte in poi con dosi senza limiti di alcolici e droghe? Cosa hanno progettato in alternativa padri, madri, nonni, cosa la politica, la sociologia, il mondo intero degli adulti, i genitori delle ragazze, o meglio delle figlie bambine, che a meno di quindici anni, in piena notte, partecipano alla movida, cosa propone il mondo della cultura, di un divertirsi compatibile? E poi, come ristrutturare il rapporto dei giovani con il presente e il futuro se la società degli adulti è ‘corruzione, violenza, insulti alla natura, ingiustizia, prepotente tracotanza, discrimine tra ricchezze abnormi e tragiche povertà, furbizia fuori legge impunita, odio, cinismo’, se, per non tralasciare nulla, è diffusa l’irresponsabilità dei ‘grandi’ che trasgrediscono al protocollo sicurezza con feste e festini, cenoni, matrimoni e riti funebri affollati? Conviene capire quanto di tutto questo è nell’indisciplina menefreghista di Giuseppe, Anna, Cristina, Matteo e di ragazzi come loro fotografati nel bel mezzo del marasma notturno collettivo, uno accanto all’altro, senza dieci centimetri di distanza, privi di mascherina, incoscienti untori, ma non gli unici, di seconde e terze fasi della pandemia.

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