Luci, ombre, grigi

È densamente abitato il mondo dei balordi, nessuna meraviglia: non pochi X,Y, piangono la morte di un padre, di una madre uccisi dallo stramaledetto Covid-19 e alla domenica sono in piazza, senza mascherina, stretti tra chi gli sta addosso senza mascherina. X,Y, ovvero imbecilli di turno: tifano in pieno delirio, con urla da stadio, per gli organizzatori del raduno negazionista di piazza, che plaudono a quanti per ignoranza o perché militanti nelle truppe disfattiste della cosiddetta opposizione, pensano che milioni di morti da coronavirus siano una maligna, complottista invenzione di presunti poteri forti per tenere i popoli  sotto controllo. Serve a poco la successione di casi che smontano il cumulo di menzogne, la cruda realtà di negazionisti intubati nei reparti di terapia intensiva, a tu per tu con lo spettro della morte.

“Covid? Macché, banali forme di influenza. Le immagini delle corsie affollate di pazienti? Solo retorica del potere”. Così la pensava Daniele Egidi, negazionista convinto prima di essere, ricoverato, vittima del coronavirus, con polmonite bilaterale e difficoltà respiratorie, attaccato all’ossigeno: “Non volevo capire, adesso vivo la realtà sulla mia pelle”. Questa la confessione dopo l’aggressione del virus. “Vivo la realtà sulla mia pelle”.

Rider, per chi si vede recapitare il pasto ordinato al ristorante o le mascherine acquistate on line, è ‘uno in motorino’, pagato per le consegne a domicilio, un ‘lavoratore come tanti’.  Ci si dimentica che in maggioranza sono migranti sfruttati come schiavi, italiani espulsi dal lavoro per la crisi che colpisce l’intero settore produttivo del Paese. Anche uomini maturi con famiglia, lavoratori licenziati come Gianni, 52 anni, moglie e figli, rider per disperazione. Lo hanno aggredito in sei, lo hanno picchiato, gli hanno sottratto il motorino. L’ignobile vigliaccheria a Napoli, alla Calata Capodichino, nella notte tra il primo ed il 2 gennaio.

La faccia buona dei social. Aperta una sottoscrizione per coprire il danno subito dall’aggredito, ha risposto con generosità il calciatore algerino della Lazio Mohamed Fares, con una donazione di 2500 euro. La raccolta ha raggiunto in poche ore la somma di oltre undicimila euro. Consentiranno l’acquisto di un nuovo motorino, ma la solidarietà si estende anche alla ricerca di un dignitoso posto di lavoro. Il gesto del calciatore, compiuto in totale riserbo è noto perché la piattaforma delle donazioni è di dominio pubblico. In risposta una valanga di messaggi dei tifosi napoletani: “Avrai sempre il nostro rispetto, il popolo napoletano non dimenticherà mai il tuo gesto”.

Il confronto con un episodio accaduto a Roma, su un autobus di linea, è avvilente. Denuncia l’insieme di ignoranza, inciviltà, razzismo, xenofobia.  Un video racconta di una donna anziana che ha sputato a un giovane africano, sposato con un’italiana, padre di due figli. Lo ha picchiato con un ombrello e insultato, senza alcun motivo: “Vattene al paese tuo. Schifosi, ma che venite a fare qua?”. Non è intervenuto nessuno dei passeggeri.

In contrapposizione, un altro caso di solidarietà attiva. In una strada di Teramo un ragazzo africano non ha esitato a proteggere una signora di 84 anni, a difenderla dall’aggressione di due ragazze dell’est europeo che con atteggiamento violento pretendevano soldi per lasciarla passare. Anche a questo episodio hanno assistito passivamente numerosi passanti.

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