Diego: dialogo non ‘in presenza’

Per circa un’ora e qualche minuto di più, ho condiviso con molta curiosità la virtuale contiguità con interessanti interlocutori in video conferenza a distanza. Ciascuno dal proprio territorio domestico, complice la prudente clausura anti Covid, ha dialogato, come avrebbe fatto in tempi di normalità sanitaria, nei salotti televisivi del dibattito tra tuttologi, in questa circostanza  estraneo all’incentivazione alla rissa che ‘fa audience’ e invece condotto con tono pacato, rispettoso dei delicati padiglioni auricolari. Padrone di casa Sandro Fucito, presidente del consiglio comunale di Napoli e abile fil rouge, conduttore dell’‘Ora del martedì’ della storica Radio Amore, emittente che ha trasmesso il programma anche in televisione. La statura giuridica e l’elevata qualità di affabulatore hanno offerto agli ascoltatori una vera lectio magistralis di Vincenzo Siniscalchi, strutturata con impeccabile rigore e altrettanta passionalità, nell’intento riuscito di assolvere con solide argomentazioni   il mito di Maradona, costellato di numerosi ‘a tu per tu’ con la magistratura. L’interlocuzione si è giovata delle acute e altrettanto appassionate riflessioni di Pasquale Mautone, giornalista, impegnato ‘Per la dignità dell’avvocatura’ a Castel Capuano. Suo, il giusto, attento bilanciamento tra esaltazione dell’immenso genio del calcio e  contemporanea fragilità umana, ogni cosa enunciata all’insegna di una carica di simpatia contagiosa. Sandro Fucito, come tutta Napoli folgorato dall’ amore non solo calcistico per il ‘pibe de oro’, ha cucito gli interventi dipanando la corposa matassa delle ragioni per le quali la storia del figlio adottivo della città induce a immaginare che la sua napoletanità somigli molto alla pedana di partenza per consentire a Napoli e ai napoletani di volare alto in un futuro liberato dal coronavirus. Mi è toccato l’ingrato compito di ‘avvocato del diavolo’, ma con moderazione, indotta dalla stima sconfinata per il talento di quello, che gran parte della letteratura sul caso ‘Maradona non c’è più’, venera come Dio. Il confronto ha profittato della visibilità radiotelevisiva del programma per chiedere ai napoletani ‘buoni’ di affrettarsi a consegnare alle farmacie le bombone di ossigeno non utilizzate, per mettere in guardia napoletani e non dal rischio di distrazione di massa da emergenze di ogni tipo  sottaciute per il clamore mediatico indotto dal dramma mondiale della morte dell’immenso  numero 10  argentino; per condividere quanto ha rappresentato del mondo dei diseredati da proteggere e aiutare; ma anche per correggere  la generale valutazione sul male che Maradona “tutto sommato avrebbe fatto solo a se stesso”. Non è proprio così: l’ingente dimensione di evasore fiscale, la pluri paternità seminata in mezzo mondo e l’influenza negativa sui giovani per i suoi rapporti con la droga e gli ambienti del traffico, sono elementi negativi che non riguardano solo la sua coscienza, anche se assolti dall’infinito amore di Papa Francesco.  Se la nota odierna racconta questa esperienza, si deve anche al rammarico per lo squilibrio del sistema mediatico italiano, tutto o quasi, sbilanciato geograficamente da Roma in su. Un caso eclatante di questi giorni:,  l’ignobile sortita televisiva del razzista Giletti, che in un talkshow di La7 ha insultato Napoli, mandando in onda l’immagine del Vesuvio che erutta coronavirus.

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