Covid e visoni – Inutile sospensione di Speranza sui serbatoi di virus

I pericoli di trasmissione del letale virus dai visoni agli umani, e di depotenziamento degli effetti dei futuri vaccini, a causa delle varianti che si diffondono dagli allevamenti degli animali per pellicce, resteranno presenti nel nostro Paese.

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, infatti, sulla base di un insufficiente rapporto del Consiglio Superiore di Sanità, ha firmato un’Ordinanza che vieta per tre mesi l’allevamenti di visoni, ma i tre mesi, fino a febbraio prossimo, sono quelli durante i quali il normale ciclo di produzione dei visoni è di fatto fermoIn pratica è come se si fosse vietata la vendita degli ombrelloni da spiaggia, nei mesi invernali!

Roberto Speranza

E questo nonostante, grazie ad una intensa attività di “indagine amministrativa”, la LAV abbia scoperto e reso pubblico che in Italia, già nel mese di agosto il virus SARS-CoV-2 era entrato in almeno un allevamento in Lombardia, nella provincia di Cremona. Due i campioni positivi rilevati con i test diagnostici condotti dopo che un operatore era risultato malato di Covid-19. (https://www.lav.it/news/covid-in-allevamento-visoni-italia). Sempre la LAV ha poi diffuso la notizia di una terza positività a novembre, probabilmente ancora una volta in Lombardia https://www.lav.it/news/covid-e-visoni-terza-positivita-italia, mentre lo scorso 6 novembre ha pubblicamente denunciato l’ulteriore rischio di formazione di serbatoi del coronavirus, diffondendo filmati che documentano violazioni alle minime norme di biosicurezza da parte degli operatori negli allevamentifinalizzate proprio ad evitare l’introduzione del virus, e quindi il contagio dei visoni https://www.lav.it/news/covid-video-allevamenti-visoni

Per tutelare animali e salute pubblica, l’unico provvedimento utile da adottare è il definitivo divieto d’allevamento di visoni, come deciso da decine di Paesi europei già  da diversi anni,  – ad esempio Regno Unito, Austria e Germania –  che quindi non hanno problemi di diffusione del virus da queste strutture, o grandi Paesi produttori come Danimarca e Olanda nei quali sono avvenuti contagi fra visoni, e fra visoni ed esseri umani, che con i loro Organismi sanitari e veterinari non hanno avuto dubbi nel proporre e mettere in pratica lo stop definitivo a questo tipo di allevamenti.

 

L’ALLEVAMENTO DEI VISONI E I RISCHI PER LA SALUTE PUBBLICA 

Dopo 55 giorni di gestazione, i primi cuccioli nascono tra fine aprile inizio maggio. L’allevamento termina a dicembre con la soppressione (gas) degli animali per ricavarne la pelliccia.

Sospendere l’attività di allevamento dei visoni nel periodo in cui, di fatto, non ci sarà riproduzione di animali, è solo una operazione di facciata che non ha alcun effetto preventivo per la tutela della salute pubblica. In questi allevamenti continueranno ad esserci visoni e che, come ogni anno, nel mese di marzo (scaduta l’Ordinanza ministeriale) verranno ancora una volta utilizzati come riproduttori. Quindi i visoni riproduttori continueranno ad essere potenzialmente esposti al coronavirus con il rischio di formazione di serbatoi, esattamente come avviene già ora.

Centinaia di persone in almeno 7 Paesi risultano essere state infettate dal coronavirus mutato dai visoni (come già segnalato da una recente ricerca pubblica dal Guardian https://www.lav.it/news/covid-virus-mutato-visoni-in-7-paesi).

Tra agosto e settembre in Danimarca una variante del coronavirus derivato dai visoni e denominata Cluster 5, particolarmente insidiosa al punto da minacciare l’efficacia del vaccino anti-Covid19, è stata sequenziata in almeno 12 persone di età compresa tra i 7 e i 79 anni ed ha indotto il governo danese a disporre l’immediato abbattimento di 17 milioni di visoni di tutti gli oltre 1000 allevamenti presenti, oltre che vietare la detenzione di visoni a qualunque titolo (non solo per finalità di allevamento) per tutto il 2021.

Un rischio, quello della variante Cluster 5, considerato concreto (perché di fatto questa variante è già circolata nella popolazione), ma che addirittura potrebbe ripetersi e anche con mutazioni potenzialmente più pericolose così come confermato non solo dalle autorità sanitarie danesi (Statens Serum Institut, Valutazione del Rischio del 3 novembre) ma anche dall’Olanda (OMT-Z Team di Gestione dei Focolai di Zoonosi, Valutazione del Rischio del 9 novembre) e anche dall’Agenzia europea per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC, Valutazione Rapida del Rischio del 12 novembre https://www.lav.it/news/covid-e-visoni-agenzia-ue-conferma-vaccino-a-rischio)

 

GLI ALLEVAMENTI IN ITALIA

La LAV ha realizzato una mappatura (tramite istanze di accesso agli atti a tutte le Regioni) degli allevamenti di visoni presenti in Italia: attualmente sono attivi 8 allevamenti con oltre 66.000 visoni l’anno.

La Lombardia ha la popolazione più alta di visoni nei 3 allevamenti in provincia di Brescia (Calvagese della Riviera, con 7.000 visoni) e Cremona (Capergnanica 3.500 e Capralba, 26.000).

In Emilia Romagna ci sono 2 strutture a Ravenna (frazione San Marco, 10.000) e Forlì-Cesena (Galeata, 2.500).

In Veneto altri 2 allevamenti a Padova (Villa del Conte, 10.000) e Venezia (Scorzè, 1.000).

Un allevamento anche in Abruzzo in provincia de L’Aquila (Castel di Sangro, 1.500).

Fonte:

Ufficio stampa LAV 3290398535 – 3391742586

www.lav.it

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