Con il senno del poi

Due titoli, uno decisamente di minore rilievo, ma non privo di significato, sovrastano il racconto quotidiano di questo undici novembre che incombe sullo stato di salute del mondo, Italia inclusa, con un cielo nero di nuvole cariche di ‘fenomeni’, come i meteorologi chiamano le bombe d’acqua. In margine alla cosiddetta fase uno della pandemia da coronavirus, voci inascoltate di esperti anticiparono quanto sta accadendo, ovvero la seconda ondata del Covid-19. La politica e il pool del comitato scientifico, avvertiti del rischio, hanno operato con superficialità analoga all’incoscienza collettiva degli italiani, ai loro comportamenti pericolosamente imprudenti. La previsione del ritorno a drammatiche emergenze avrebbe dovuto indurre il ‘sistema sanità’ a predisporre strumenti di contrasto per la prevista recrudescenza di soggetti positivi, a strutturare una rete di presidi in grado di assistere totalmente i casi da terapia intensiva.

La colpevole tolleranza di assembramenti d’ogni genere, l’incosciente permissività nel mancato uso delle mascherine e il non rispetto del distanziamento hanno concesso al virus di ripropagarsi. In questo autunno della fase due, l’Italia è nella condizione di contrastare la virulenza della pandemia? Lo negano i casi di infetti curati nelle ambulanze in sosta ovunque ai margini del Pronto Soccorso degli ospedali, il dato delle terapie intensive insufficienti ad accogliere i pazienti più gravi (in casi estremi abbandonati su barelle nei corridoi) l’ossigeno introvabile, le patologie extra Covid sospese con relativi decessi, migliaia di interventi chirurgici non effettuati e nel periodo decisivo in cui circola il virus influenzale, vaccino introvabile. In Lombardia è arrivata finora una dose su quattro, in Italia ogni medico di famiglia (in media assiste più di mille pazienti, con punte di 2.500) ha finora somministrato poco più di duecento dosi. Alcune regioni si sono comportate in modo virtuoso, per esempio la Campania, e hanno prenotato per tempo le dosi necessarie, altre hanno tardato irresponsabilmente.

Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, dell’Università Cattolica: “E’ peggio della prima ondata. Arrivano il freddo, l’influenza e dunque una situazione che non sarà facile recuperare in termini di risposta sanitaria. Uniamoci per combatterla insieme”. 

L’attualità alimenta la speranza di uscire dal buio sanitario, sociale, economico, imposto dal coronavirus, con l’annuncio dell’imminente produzione e distribuzione di vaccini anti Covid, ma anche per questo capitolo è legittima la denuncia di non aver assicurato, prenotandoli, i quantitativi in grado di coprire la totalità degli italiani. La cifra dichiarata dal governo è di un milione e mezzo e sarà appena sufficiente a proteggere quanti operano nel sistema sanitario per assistere i contagiati.

A frenare l’ottimismo sulla definitiva sconfitta del Covid-19 intervengono gli scienziati. Giuseppe Remuzzi, dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, ed altri, sono del parere che il vaccino servirà sicuramente a proteggere l’umanità, ma non a sopprimere il virus, perché simile a quello antiinfluenzale e non a quello della poliomielite: “è meglio dirlo con chiarezza. Tutti i vaccini in dirittura d’arrivo, a cominciare da quello della Pfizer, non sopprimeranno il coronavirus. proteggeranno dalla malattia, ma non saranno in grado di farla sparire. E il commento di giustificato rammarico per la selettività mondiale nell’usufruire del vaccino, in assenza di scelte globali, che lo liberino dal profitto dei giganti della farmaceutica con la possibilità di produrlo sottratto all’esclusività consentita dal brevetto e lo rendano disponibile anche per i Paesi poveri.

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A latere: la Corte d’Appello sfiora l’insulto razzista nei confronti del Napoli e conferma le penalità del 3 a 0 a favore della Juventus, oltre al punto in meno in classifica. La magistratura sportiva assume, come giustificazione della sentenza, l’intollerabile accusa alla società partenopea di aver ‘preordinato’ la decisione di non recarsi a Torino per la partita con i bianconeri, in assenza della causa di forza maggiore. A contestare la maligna interpretazione, che regala tre punti alla potenza Juve-Fiat, due considerazioni ignorate dal giudice: al Napoli, in termini tecnici, conveniva disputare la gara in un momento di mediocrità dell’avversaria, confermata dalle partite successive. Se poi la squadra fosse partita per Torino avrebbe disconosciuto l’autorevole, incontestabile disposizione della Asl, massima autorità sanitaria, di non lasciare la città. Il terzo grado di giudizio spetterà al Collegio di Garanzia del Coni. Nel frattempo è probante il parere di Claudio Marchisio, ex giocatore della Juve (uno che conosce dal di dentro il potere di quel club): “Spettacolo indecente per il nostro calcio nel mondo, Si è arrivati al punto che rispettare la legge diventa un reato, dovete trovare un motivo per cui il Napoli doveva partire”.


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