PALERMO CALCIO / ARRESTATI I FRATELLI AMICI DI LICIO GELLI

Bufera sul Palermo calcio e sui faccendieri che ne sono al timone, avendo acquistato la squadra un anno fa per 10 euro.

Si tratta di due fratelli originari di Portici, il popolosissimo comune a pochi chilometri da Napoli: Salvatore e Walter Tuttolomondo. Personaggi di cui la Voce scrisse oltre un quarto di secolo fa, quando ricostruimmo la complessa rete di cappucci & grembiulini legati al Venerabile Licio Gelli in Campania.

Vediamo le news.

Scattano le manette, il 4 novembre, per i Tuttolomondo, accusati di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio, falso e anche ostacolo alle funzioni di controllo esercitate dalla Covisoc, l’organismo (spesso distratto) di vigilanza sulle società di calcio.

L’operazione – denominata “Tempi Supplementari” – è stata condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria e dal nucleo speciale di polizia valutaria, per ordine del procuratore aggiunto di Palermo Salvatore De Luca coadiuvato dai sostituti Dario Scaletta e Andrea Fusco. Il gip Lorenzo Jannelli, dal canto suo, ha emesso tre interdittive con il divieto di esercitare impresa per un anno a carico di tre collaboratori dei fratelli Tuttolomondo, vale a dire Antonio Atria, Roberto Bergamo, Tiziano Gabriele. Sono stati inoltre sequestrati in via preventiva beni per un valore di 1 milione e 400 mila euro

Ecco cosa è successo. Un anno fa i fratelli decidono di rilevare un Palermo calcio ormai agonizzante, fallito, e versano 10 euro, una cifra simbolica per aggiudicarsi il titolo sportivo, il marchio Palermo.

L’operazione viene condotta da una sigla del loro piccolo arcipelago societario, “Sporting Network srl”, a sua volta controllata da “Arkus network srl” che fa capo ai Tuttolomondo. I quali hanno un preciso obiettivo: pur non versando un euro (pardòn, 10) vogliono mettere le mani su un bel gruzzoletto, circa 40 milioni di euro tra diritti televisivi e sponsorizzazioni in caso di promozione della squadra.

Il progetto più grosso non va a segno, perché la squadra non riesce neanche ad essere iscritta al campionato, quindi i fratelli si ritrovano tra le mani un giocattolo inutilizzabile. Ma con il quale riescono comunque, con gran fantasia, a spremere soldi. Per la precisione 340 milioni di euro, raschiano il barile, svaligiando la cassa mediante una sfilza di finte consulenze pagate fior di denari ed una serie di scatole cinesi vuote con gran perizia messe in piedi.

Solo che il certosino lavoro delle fiamme gialle ricostruisce il meccanismo della truffa fino al giorno degli arresti.

In basso pubblichiamo l’inchiesta della Voce di circa un anno fa, quando i Tuttolomondo rilevarono il Palermo travestendosi da Salvatori della patria ed in combutta con gli ambienti di Forza Nuova legati a Roberto Fiore. Un bel mix.

In quell’articolo, a sua volta, potete trovare la vecchia inchiesta circa i rapporti tra i dinamici fratelli porticesi e l’entourage del Venerabile Licio Gelli.

 

Nella foto, Salvatore e Walter Tuttolomondo

 

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