SOS Fukushima.
Gravissimi problemi per l’ambiente potranno derivare dalla procedura che verrà attivata a breve in Giappone per disattivare la famigerata centrale nucleare, devastata dal maremoto di nove anni fa.
A suonare l’allarme è Greenpeace, che ha elaborato il Rapporto “Stemming the Tide 2020”, sottotitolo “La realtà della crisi idrica radioattiva di Fukushima”.
Il nodo, infatti, è nella fuoruscita di un gigantesco quantitativo di acqua radioattiva pari a ben 1,23 milioni di tonnellate che dovrà essere liberato e fino ad oggi è contenuto in oltre 1000 serbatoi. Tali sostanze radioattive possono danneggiate in modo irreversibile il DNA umano.
Più in dettaglio, nell’acqua contaminata sono contenuti Carbonio-14, trizio e pericolosi radionucleidi.
Il carbonio ha una durata di “vita” stratosferica: nientemeno che 5.370 anni, il tempo necessario perché la sua potenza letale man mano decresca. Viene incorporato in tutta la natura.
Quale la tecnica che intendono adottare gli esperti della società TEPCO, incaricata della delicatissima operazione? Diluire di 40 volte il contenuto radioattivo oggi contenuto nei serbatoi. Ci vorranno anni, prima di condurre a termine il tutto, e non senza rischi di ulteriori contaminazioni.
Il governo ancora tentenna, sotto la pressione dell’opinione pubblica, che lo critica aspramente, così come attacca Tepco.
Ma a quanto pare lo start è stato deciso per il 2022.
Possibile fronteggiare i disastri causandone altri?
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