Se prima eravamo bravi…

Da giorni, positivi Covid oltre il numero diecimila in Italia, per un terzo in Lombardia. Milano: è qui la festa del calcio, nell’area antistante lo stadio dove si confrontano-scontrano nel cosiddetto ‘derby della madonnina’ le storiche rivali Milan e Inter. Ad alleviare il vulnus di tribune e curve desolate, senza pubblico, ha provveduto lo straripante entusiasmo degli ultras, che in massa hanno accolto i pullman delle due squadre nello spazio antistante la struttura dello stadio. Entusiasmo alle stelle, ressa impressionante, un tifoso su dieci senza mascherina, distanza zero. L’occhio della telecamera ha inquadrato uno sfegatato ‘hoolygan’ che ha issato il figlioletto di 3-4 anni a cavalcioni sulle spalle, l’uno e l’altro senza mascherina. In campo è stato poi decisivo lo svedese Ibrahimovic. Di gol ne ha fatti due e quando per suo merito il pallone è finito alle spalle del portiere avversario, è stato sommerso dall’ammucchiata di compagni al settimo cielo.  Chi giurerebbe che nessuno dei giocatori che si sono abbracciati era contagiato dal Covid, magari in incubazione e perciò infestante?
Suona la campanella, fine della mattinata di studio, si torna a casa, ma come? Con, tram, metro. Neppure un centimetro tra un passeggero e l’altro: ovvio, il rischio di trasmettere il virus a genitori, fratelli, sorelle.
Si sposa Maria, paese in festa, 130 invitati. Al pranzo nuziale otto commensali per tavolo, dove anche solo sei non impedirebbero il rischio di contagi.
Se governo e comitato scientifico impongono restrizioni per frenare l’impennata della pandemia, basta applicarsi con fantasia e trovare alternative, illecite, ai divieti di assembramento. Ospedale Morelli, Valtellina, provincia di Sondrio. Festa nel reparto di Medicina, partecipazione straordinaria di medici e infermieri. Numero imprecisato di positivi, reparto chiuso, pazienti trasferiti in altra struttura. Ospedale Giovanni XXIII, Bari, reparto di pediatria, venti operatori sanitari in festa privata senza protezioni anti Covid, baci e abbracci, un medico positivo. Chiusura, 12 medici e otto infermieri sospesi.  In stato di evidente euforia goliardica i protagonisti, che rischiano un procedimento disciplinare e persino la denuncia penale per interruzione di servizio pubblico, hanno pubblicato su Facebook (pure fessi!) immagini eloquenti. La festa privata, secondo la ricostruzione della direzione sanitaria dell’ospedale pugliese, sarebbe avvenuta durante l’orario di servizio: l’indagine interna è partita quando le fotografie sono finite sulla scrivania del direttore generale: “Nel momento in cui tutti gli ospedali sono in stato di massima allerta per l’emergenza coronavirus e le cliniche sono ‘blindate’ per limitare i rischi di contagi, al Giovanni XXIII, senza protezione si brinda ci si abbraccia in corsia: forte imbarazzo dell’intera struttura ospedaliera”. Non è ancora noto cosa si festeggiasse. Le foto pubblicate su Facebook hanno consentito di identificare tutti i partecipanti che potrebbero dover rispondere anche di interruzione di servizio pubblico, e non di uno qualsiasi.
Ospedale Mare, Napoli. In questo incredibile ambito di ‘sregolatezze’ si iscrive anche il caso dell’Unità Operativa di Chirurgia vascolare, chiuso per consentire al personale di festeggiare Francesco Pignatelli, la nomina a primario, partecipando a un party. Intervento della ministra Grillo, che per un attimo ha pensato a una fake news, a una notizia falsa. E invece, tutto incredibilmente vero. L’ipotesi a cui lavorano i carabinieri dei Nas è anche qui di interruzione di pubblico servizio (per un’intera notte).
Assembramenti per movide, cerimonie varie, indisciplina individuale: non è difficile capire il perché della seconda ondata pandemica.

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