Piovono aiuti militari in Libia, nonostante l’escalation del conflitto interno e le violenze quotidiane contro civili e migranti.
Nel corso di una cerimonia che si è svolta a Tripoli, il contingente delle forze militari assegnato alla “Missione bilaterale di Assistenza e Supporto” (sic) in Libia (MIASIT), ha consegnato al Genio militare dell’Esercito libico un lotto di metal detector di produzione italiana.
Sottolineano al nostro ministero della Difesa, guidato da Pd Lorenzo Guerini: “La donazione si colloca nei compiti assegnati a MIASIT per la stabilizzazione della Libia. Una missione che, in questo particolare momento storico, garantisce un supporto tecnico per coadiuvare le operazioni libiche di bonifica e rimozione degli ordigni esplosivi, mine e residui bellici unitamente a sessioni di addestramento specifico a favore degli artificieri addetti alla ricerca e ad attività di monitoring and accompanying”.
Spiega il blogger antimilitarista Antonio Mazzeo: “MIASIT ha preso il via l’1 gennaio 2018 con lo scopo di fornire assistenza e supporto al governo di Accordo nazionale libico con sede a Tripoli, riconfigurando in un unico dispositivo le attività previste dall’ex Operazione Ippocrate e alcuni compiti di supporto tecnico-manutentivo a favore della Guardia Costiera libica. Il contingente italiano, oltre ad addestrare le forze militari e di sicurezza libiche, collabora al ripristino dell’efficienza dei principali assetti terrestri, navali e aerei a disposizione del governo di Accordo nazionale. Le diverse unità svolgono in particolare compiti di ricognizione, formazione, consulenza, assistenza e supporto, rilevazioni contro minacce chimico-biologico-radiologiche-nucleari (CBRN), supporto sanitario”.
Attualmente sono impiegati nella Missione 400 militari, 142 mezzi terrestri, 2 aeromobili e le unità navali del dispositivo nazionale “Mare Sicuro”.
In questi giorni il governo italiano ha annunciato di aver aumentato il proprio contributo economico al Programma Congiunto di Polizia e Sicurezza (PSJP) in Libia, coordinato dall’agenzia delle Nazioni Unite UNDP in partnership con la Missione di sostegno delle Nazioni Unite (UNSMIL) e il ministero della Giustizia libico.
Lo scorso 16 luglio, del resto, il Parlamento italiano aveva prorogato fino alla fine del 2020 la partecipazione del contingente della Guardia di Finanza e dell’arma dei Carabinieri alla Missione bilaterale di assistenza alla Guardia Costiera della Marina libica.
Un provvedimento aspramente criticato da ONG, associazioni antirazziste e da Amnesty International che sottolinea: “Il rifinanziamento della cosiddetta Guardia costiera libica ha tristemente riaffermato la complicità del governo italiano ad un sistema di torture e violazioni dei diritti umani. Con l’obiettivo di ridurre il numero di rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa – sottolinea la sezione italiana di Amnesty – il nostro paese continua a non farsi scrupolo di condannare queste persone a morire in mare o a soffrire trattamenti inumani a terra, una volta consegnati ai centri di detenzione libici”.
E aggiunge ancora Amnesty: “La profonda delusione per la riconferma della collaborazione con la cosiddetta Guardia costiera libica è aggravata dalla constatazione che tale decisione sia stata presa dal governo italiano nella piena consapevolezza dell’impatto di queste politiche di esternalizzazione sulle vite di migranti e rifugiati: esposti a torture, sfruttamento, violenze, abusi e altri gravi violazioni dei diritti umani. Ignorando l’evidenza, recentemente riaffermata anche dalle Nazioni Unite, che la Libia non possa essere considerata un porto sicuro”.