Caos totale in Israele sul fronte del tracciamento anti coronavirus via app.
Migliaia e migliaia di persone sono state costrette per errore ad una quarantena forzata, causando una vera e propria ribellione popolare che si è tradotta in una marea di ricorsi giudiziari. A quanto pare quasi 15 mila!
Sotto accusa l’agenzia di sicurezza SHIN BET, che ha elaborato il fallimentare programma di tracciamento.
Moltissimi cittadini – secondo le ultime ricostruzioni – hanno ricevuto sui cellulari messaggi in cui venivano avvisati di essere entrati in contatto con un ‘positivo’. In questo caso le legge impone la quarantena per due settimane o pesantissime multe che possono anche portare alla galera.
Sono stati quindi bloccati o sanzionati ed hanno fatto ricorso. In oltre la metà dei casi (il 54 per cento) i ricorsi sono stati accolti. Resta l’interrogativo di cosa sia successo per gli altri.
Il governo ha rilanciato il programma di localizzazione a giugno, per rispondere all’aumento dei contagi.
Ma senza fornire adeguati ragguagli ai cittadini che, disorientati, si sono rivolti agli uffici del ministero della Sanità. Ma senza mai ricevere alcuna risposta, perché i sistemi di comunicazione ministeriali sono andati letteralmente in tilt.
Tantissimi israeliani sono stati costretti a rimanere a casa per “errore”.
Il capo di Shin Bet Nadav Argaman – per giustificare tali colossali “errori” – ha sostenuto di aver detto alle autorità governative che le tecnologie impiegate dall’agenzia erano destinate ad operazioni antiterrorismo e non dovevano essere usate per tracciare in massa i cittadini.
Delle due l’una. O il governo è alla frutta e non sa neanche spiegarsi; o Shin Bet è un’agenzia di totali coglioni i quali non sanno quello che fanno.
In ogni caso una figuraccia gigantesca che ha avuto pesanti ripercussioni sulla vita di tante migliaia di israeliani.