Ecologisti: “Un’onda verde si leva in Francia”

Se è più potente la voracità di chi con inaudita strafottenza continua a erodere le fondamenta su ci poggia la vita della Terra o prevarrà la cultura salva pianeta di ambientalisti, verdi o semplicemente di uomini  e donne come la giovane svedese Greta, impegnati a costruire la rivoluzione green del mondo: la storia racconta che l’umanità è ancora in stato di  schiavitù, sottomessa al coacervo di soggetti che antepongono l’avidità del profitto alla salute del pianeta e si tappano le orecchie per non sentire le grida d’allarme di uomini e donne consapevoli dell’inarrestabile destino del mondo, del suo  diventare inabitabile.
L’elenco dei sabotatori del pianeta si allunga in perfetto parallelismo con l’evolvere-involvere delle società ad alto tasso di innovazione, che prescinde dalla salute della Terra e immette sempre  nuovi veleni nel circuito vizioso dell’inquinamento: è pandemica la patologia da abuso di petrolio e carbone per soddisfare la crescente domanda di energia, le alternative sono confinate in una nicchia che sfiora appena l’obiettivo di salvare il mondo.
Non molto tempo fa, l’Italia si è vestita di verde, ma nulla a che fare con l’ambientalismo. Ha tinto con il colore della Lega il primo governo Conte, gialloverde.
In Italia il partito è un fantasma, è fuori dalle aule parlamentari, incapace di oltrepassare lo sbarramento della legge elettorale. Altrove dice la sua e in qualche caso è decisivo per la formazione degli esecutivi. In Germania conta su oltre il venti per conto di elettori, in Francia, dove sono in corso le elezioni amministrative, il successo dei verdi è clamoroso. Primi in importanti città, come Marsiglia, Bordeaux, Strasburgo, Lione, Poitiers, Besancon, Tours e Lione. Male la destra e il partito di Macron, che vince a Le Havre, terra del presidente Philippe. A Parigi netta riconferma della socialista Anne Hidalgo, alleata dei verdi. Insomma, dalla Francia e dalla Germania parte l’ammonimento a cancellare gli insulti alla salute del pianeta: ovvero l’energia ‘sporca’, la plastica, i disboscamenti, le cause di alluvioni devastanti, lo smog, l’incontrollata cementificazione.
È una missione impossibile indossare i panni degli americani che si lasciano governare da uno come Trump. Sorprende che gli Stati Uniti procedano barcollando tra pregi e difetti, considerato che hanno sicuramente la schiena dritta gli strumenti di alto profilo della comunicazione, il favore di intellettuali, artisti, cineasti, tutti consapevolizza di non meritare un inquilino abusivo della Casa Bianca, esponente della casta mediocre di arricchiti in un Paese dove il liberismo sfrenato premia la spregiudicatezza avversaria dell’etica. Bugie, smargiassate, gaffe, conditi da razzismo, xenofobia, ignoranza, suprematismo, superbia aggressività, presupponenza, grossolanità: anelli di una catena di incompatibilità che sgomenta se confluiscono in un solo soggetto.
Anche a un’osservazione incompleta appare evidente collocare molto in basso il tycoon nella classifica virtuale dei massimi gestori della pandemia da Covid-19. Trump è preceduto perfino da Fontana, discusso governatore della Lombardia.
Per non farsi mancare nulla, mister Trump, è destinatario, insieme ad altri 35 americani o di altri Paesi, di un mandato d’arresto dell’Iran. È accusato di aver ordinato, preparato e attuato l’uccisione, avvenuta il 3 gennaio scorso a Baghdad, in Iraq, del generale Qassem Soleimani, comandante delle forze Qods dei Pasdaran.  Trump sembra non correre il rischio di essere arrestato, dal momento che deve pronunciarsi l’Interpol con base a Lione e figuriamoci se convaliderà la richiesta, nonostante sia accertato che Soleimani è stato ucciso da un drone Usa, su ordine di Trump, che ha ‘festeggiato’ pubblicando la notizia su Twitter con la bandiera a stelle e strisce in primo piano. Si rinnova la domanda: come è possibile per gli americani sottostare a un presidente che per interessi elettorali ha sottovalutato la gravità della pandemia e il numero spaventoso di vittime che hanno pagato l’assurda ‘negligenza’?

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