Iper e ipo antivirus

Sono estremi e si toccano pericolosamente: sono i fanatici della ‘prudenza che non è mai troppa’, i collezionisti di mascherine, disinfettanti, gli ultra della sanificazione, gli iper protetti, i misuratori con  metri da muratori del distanziamento, i giustizialisti di reali o ipotetici ‘untori’, chi occupa la testa nella classifica adozioni dell’app ‘immuni’, i fan della clausura ad libitum, gli ipocondriaci che non mettono il naso fuori di casa da tre mesi; ma sono anche i negazionisti della pandemia (“complotto dei poteri forti per sottomettere i popoli”), gli incoscienti che in pieno lockdown  hanno ignorato il protocollo sicurezza, i ‘me ne frego’ avversari accaniti di mascherine e norme igieniche, gli scattisti che al primo segnale di attenuazione dei contagi hanno partecipato al rito caotico della  movida, ad assembramenti, hanno partecipato a funerali affollati e in presenza di allarme  giallorosso per il solleone da 35 gradi all’ombra, hanno gremito le spiagge, stipato i mezzi di trasporto per i luoghi di vacanza, calpestato ogni invito a non abbandonare la prudenza, i refrattari all’app immuni (e non  solo quelli che hanno magagne da tener nascoste).
Avevamo quasi dimenticato che il pianeta subisce forti variazioni ambientali, attribuite dagli esperti del clima al riscaldamento, confermato dagli iceberg che si sciolgono al sole, da impennate anomale del termometro a tutte le latitudini del globo, a estensione delle aree a rischio di siccità: ce  lo ricorda il bollettino del ministero della salute, che annuncia anche per l’Italia l’allerta in previsione di temperature fino a 36 gradi all’ombra. Il commento imprudente dell’effetto positivo del caldo sul coronavirus potrebbe indurre gli italiani a vivere l’estate in totale disattenzione per il pericolo di una cosiddetta seconda ondata epidemica di Covid-19. I prodromi sono già evidenti: la voglia di rifarsi di quarantene e clausure, non è solo il normale risveglio estivo dal ‘letargo invernale’. In questi giorni che raccontano l’Italia dei dieci focolai e con un’occhiata a est del mondo la recrudescenza del virus in Cina, la frenesia collettiva di vendicare l’isolamento induce a clamorosi eccessi. Ecco dove oltre alla Lombardia,  il virus è attivo in Italia: Bologna, Mondragone (ma 0 nuovi contagi), Roma, Palmi, Montecchio, Bolzano, Como, Prato-Pistoia, Porto Empedocle, Alessandria.
Non sono abbastanza evidenti le conseguenze di un ritorno della pandemia e allora è bene metterle in fila: pericolo di un crac della nostra economia, da bancarotta stavolta fraudolenta, ospedali di nuovo in tilt, reparti di terapia intensiva insufficienti, nuovi lutti per le vittime del Covid-19, nuovo lockdown.
Nel bilancio dei sacrifici compiuti dagli italiani, può trovare un suo spazio  anche il sentimento collettivo della pazienza, qualità una volta riconosciuta alla cultura cinese, ma esercitata dagli italiani nei tre mesi di isolamento? Il sacrificio avrebbe il suo compimento con la risoluzione definitiva della vaccinazione, che la scienza pronostica imminente. Sarà difficile, a giudicare dagli assembramenti agli imbarchi per le isole del golfo di Napoli, dall’esodo da Milano e dall’intera Lombardia, vera fuga con il tutto esaurito sui treni in direzione della   Liguria e il Garda, dal traffico intenso con code sulle autostrade che portano ai i laghi.
‘Tutti ar mare, tutti ar amare, a mostrà le chiappe chiare…”  la cantava Gabriella Ferri, ma a quel tempo nessuno avrebbe previsto l’incubo della pandemia da coronavirus e i versi in questione oggi meglio lasciarli in ‘quarantena’.   

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