Eroi, ma soprattutto scrittori, in quarantena

Di seguito, senza un  ‘punto e a capo’: Computer sempre on, a temperatura da autocombustione, gangli dell’emisfero celebrale destro sottoposti a surmenage, stressati, incursioni negli scaffali della libreria a caccia di sollecitazioni alla creatività, costante attenzione al trend pandemico del coronavirus, a dati, interpretazioni, opinioni scientifiche  di tuttologi, archiviazioni temporanee di storie inconsuete, commoventi, inedite, aggettivazioni appropriate per esaltare gli eroismi dei tutori a rischio della vita di intubati, assistiti in terapia intensiva, gratitudine per l’Italia dei buoni che compensa con la dedizione del volontariato il deficit dello Stato assistenziale, ridda di ipotesi su origini, cause, terapie, pronostici di durata del virus, possibili recrudescenze, racconti patriottici di tricolori al balcone e canti corali di Mameli, adozione più o meno consapevole  del collettivo  ‘Bella Ciao’, spot di incoraggiamento ‘Ce la faremo’, ‘Tutto finirà bene’, intromissioni di satira e ironia nel guazzabuglio di sentenze scientifiche firmate da virologi, immunologi, biologi, pneumologi, processi a questo e quel soggetto istituzionale a cui il Covid-19 ha imposto di decidere, di rispondere alle censure su inefficienze pregresse e in corso, il via alla corsa a ostacoli delle eccellenze che ad ogni latitudine sono impegnate nell’offrire all’industria farmaceutica il vaccino risolutore della pandemia, le misteriose refrattarietà angloamericane a contrastare il Covid-19 con la strategia di Whuan del ‘tutti a casa’, per non alienarsi gli alleati del pianeta industriale, petrolieri inclusi, furbate egoistiche nell’accaparramento preventivo di scorte del vaccino di là da venire, sciacallaggio speculativo sul grave deficit di presidi sanitari, con punte delinquenziali di profitti con la vendita a costi di strozzinaggio di prodotti non certificati e importati clandestinamente, l’opposto di salvavita made in Italy  e  richiesti dai nostri ospedali spediti oltre confine, il diffuso incombere della criminalità nel fragile tessuto commerciale in pre fallimento per rilevare attività in crisi, il lento addio alla fase uno, l’incerto avvio della seconda, il rischio di concedere troppo presto la terza, schermaglie, guerriglia e battaglie campali maggioranza-opposizione, l’ardua contesa con i partner della Comunità per modificare modi e consistenza delle risorse Ue per evitare il default dell’economia italiana, i capelli lunghi dei maschi, lontani per mesi dai barbieri,  la tintura ‘fai da te’ di quelli delle donne, le paralisi di musica, teatro, cinema,  luoghi del coffee hour, lo stop a pranzi e cene fuori casa, i novanta giorni di solitudine della gioventù protagonista della movida, l’astinenza dall’oppio di calcio, basket, motori e ogni altra forma di droga sportiva, la tv da teche che ha recuperato il repertorio di Totò, i western di serie B, il bianco  e nero del bel tempo che fu, i talk show di conduttori/trici in clausura solitaria, interrotta via Skipe con ospiti alle prese con audio imperfetti, lo sconto temporaneo Sky agli abbonati del calcio incluso in assenza di offerta televisiva, i consulti degli  internauti ai siti di nutrizionisti per smaltire chili su chili da ‘mangiate in mancanza d’altro’, il prolifico incremento di motti, proverbi e frasi sulla quarantena, più o meno spiritosi, proposti dai siti specializzati, le dotte o farneticanti dissertazioni sulle mascherine egoiste, altruiste, bifunzionali, l’estro creativo di giovani talentuosi, inventori di dispositivi da terapia intensiva, il grazie ai grandi della moda che hanno ristrutturato macchinari per sfornare milioni di mascherine, la corsa alla benevolenza italiana di Cina e Russia, di Cuba e altri con l’invio di medici, infermieri e presidi sanitari, il tam-tam esclusivo, martellante, ossessivo, H24, dei media su contagiati, guariti, in terapia intensiva, deceduti, il salva scuola Rai per via telematica, l’incognita dei vacanzieri sull’estate sotto minaccia dei residui focolai del ‘maledetto virus’, le canzoni di autori famosi o sconosciuti sul tema, la spesa a distanza ‘telefono-consegna’ o peggio ore di coda distanziata all’ingresso dei supermercati con ‘prezzi bloccati’, ma autorizzato dall’emergenza a mandarti il riso X anziché l’Y richiesto, a depennare lievito e tonno, mancanti,  a fissare la consegna dopo undici giorni dall’ordine, nel mare della crisi nuotano felici i giganti della spesa on line, immagini di Google mostrano chilometri di auto invendute, il ‘come stai?’ via smartphone aiuta a non cancellare con la distanza di sicurezza gli amici del burraco, la pelle delle mani al tatto è ruvida a furia di strofinarla diciotto volte al giorno, gli esperti di previsioni anagrafiche pronosticano la ripresa delle coppie italiane a procreare, con sommo gaudio del presidente Inps per il futuro incremento di versamenti al fondo pensioni, i produttori di batterie per auto si fregano le mani, la sosta prolungata ne ha mandate in  tilt non poche, s’intrecciano gli opposti di depressione e iperattivismo domestico, è panico diffuso per il libera uscita prolungato di colf e badanti in via precauzionale, le tv di casa non conoscono soste rigeneranti, si esaurisce in un niente il credito dei cellulari, unico trait d’union con amici e parenti, l’incremento di artrosi cervicali da interlocuzione eccessiva  con il computer giova ai produttori di antidolorifici e antinfiammatori, diventa cumulo pericoloso il rinvio di interventi chirurgici, di indagini di laboratorio, visite di controllo, cure dentistiche, il sito you tube, Rai play, l’on demand di Sky diventano mezzi permanenti di distrazione dall’incubo pandemia, un colpo di tosse in più, un paio di starnuti da banale raffreddamento, il senso di amaro in bocca, un dolore muscolare generano panico intempestivo e…
…e tutto questo, ma chissà quanto altro, finisce in innumerevoli manoscritti dell’Italia sempre più terra di scrittori, che lavorano sodo per narrare la loro epidemia, il vissuto proprio e quello per sentito dire del popolo dei sintomatici, asintomatici, di bambini esenti e vecchi esposti come nessun altro all’aggressione virale. I supervisori delle case editrici, a cui spetta la scelta di cestinare o pubblicare i manoscritti ricevuti, denunciano di essere sommersi di inediti, di racconti, romanzi, poesie, saggi, definiscono l’assalto degli scriba “orgia da virus” e firmano il prestampato da inviare agli autori che recita “Grazie per aver scelto di sottoporre la sua opera all’attenzione della a nostra casa editrice. Le comunicheremo ogni decisione in merito…”. Nell’attesa il manoscritto, stampato in più copie dalla tipografia sotto casa, finisce sul comodino di zie lettrici, amici del cuore e di un nipote, ritenuto autorevole per aver pubblicato un ‘giallo’ (a pagamento) con un editore che distribuisce i suoi liberi in ‘esclusiva’ a dieci libreria della sua città.

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