MICROPLASTICHE / INVASI PERSINO PARCHI E RISERVE NATURALI

L’invasione delle microplastiche. Con gravi danni per la salute dell’uomo e dell’ambiente.

Lo documenta una fresca ricerca elaborata dall’Università dello Utah e pubblicata da Science.

I riflettori degli studiosi, in particolare, sono puntati sulle analisi effettuate in undici parchi nazionali e aree protette nell’Ovest degli Stati Uniti.

Analisi super preoccupanti. Così raccontano i componenti dell’equipe coordinata da Janice Brahney: “siamo rimasti scioccati e abbiamo ripetutamente fatto calcoli per capire se fossero sbagliati. Abbiamo così verificato che circa il 4 per cento delle particelle atmosferiche provenienti da queste località remote erano polimeri sintetici”.

Ma le stesse stime – commentano – possono essere sbagliate per difetto: nella ricerca, infatti, sono state prese in considerazione soltanto le particelle colorate e non quelle bianche, più difficili da visualizzare.

“La maggior parte delle microparticelle – viene fatto rilevare – è costituta da microfibre derivanti da tessuti e materiali industriali. Circa il 30 per cento provengono da vernici e rivestimenti di tipo industriale”.

Da vero horror ambientale, visto che perfino parchi naturali e aree protette sono infestati in questo modo spaventoso!

Passiamo ad un’altra recente ricerca, condotto dalla direttrice del Plymouth Marine Laboratory, Pennie Lindeque, e pubblicato su un’altra rivista scientifica, “Environmental Pollution”.

E’ emerso che il ruolo estremamente negativo giocato dall’inquinamento microplastico negli oceani è stato del tutto, colpevolmente sottovalutato. Stando ai risultati dello studio, infatti, il numero delle microparticelle presenti nelle acque di tutto il mondo è almeno doppio rispetto a quanto fino ad oggi calcolato.

Da brividi.

Secondo uno dei componenti dell’equipe britannica, Ceri Lewis, biologo marino dell’Università di Exeter, “comprendere di più sulle microplastiche più piccole è importante in quanto sono queste particelle che hanno maggiori probabilità di essere ingerite dallo zooplancton che forma la base delle catene alimentari marine”. E aggiunge: “l’inquinamento da microplastica ha contaminato l’intero pianeta, dalla neve artica e dai suoli montani a molti fiumi e gli oceani più profondi”.

Eccoci ad un terzo studio, pubblicato stavolta su “Environmental Science and Technology”, circa l’effetto negativo esercitato dalle microplastiche sui terreni, soprattutto agricoli, rendendoli meno fertili.

E’ stato accertato che le microplastiche bloccano in pratica la crescita dei vermi. Secondo la ricerca, infatti, il carico di plastica presente nei terreni fa stoppare il processo di crescita dei lombrichi, riducendone il peso (pur ridottissimo) in modo sensibile. Con conseguente pesanti per la fertilità dei terreni e, quindi, per le produzioni agricole.

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