Achtung, attenzione: è scontro titanico

Allo ‘zoticone’ (libera traduzione di tycoon) Trump e al degno compare Pompeo comincia vistosamente a mancare il terreno sotto i piedi. Nessuno al mondo, come loro, ha toppato nel valutare la devastante aggressione del Covid-19. Abituati a mentire, ora i due compari hanno impugnato le armi della calunnia (scientifica) e scelto come eclatante capro espiatorio la Cina, suo emergente competitore mondiale. Hanno inventato la ‘certezza’ che il maledetto coronavirus abbia avvelenato il mondo dopo essere evaso dalla custodia di un fantomatico laboratorio di Wuhan. I ‘dioscuri’ hanno raggranellato l’attenzione di un paio di virologi e la consistente adesione di politici filo americani, ma anche di addetti ai lavori in buona fede, intenzionati a farsi assolvere dal brancolare al buio nella conoscenza del Covid-19. Che la sortita di Trump-Pompeo sia una bufala, o quanto meno un azzardo a-scientifico di comodo, è autorevolmente attestato da Antony Fauci, virologo della Casa Bianca impegnato nella lotta al coronavirus: “Non ci sono prove”, afferma e si aggancia all’opinione della comunità scientifica internazionale. È l’amen sul gioco sporco di Trump, che a rimorchio delle false affermazioni vorrebbe imporre nuovi pesanti dazi sui prodotti cinesi d’importazione. In margine alla riflessione, la follia cosmica dell’umanità, che detiene il potere finanziario nel mondo, eccola: la ‘colletta’ promossa per finanziare la ricerca e la produzione del vaccino anti Covid-19 ha sfiorato (7,4 miliardi) l’obiettivo dei sette miliardi e mezzo. Sapete chi si è cucito le tasche e non ha non partecipato? Proprio i ‘nemici’ Usa e Cina, alleati nell’ignobile rifiuto.
L’anello tramandato dalle madri alle figlie, collane, braccialetti, medaglie, orologi, vassoi e cornici d’argento, regali di nozze e se tutto manca la pelliccia fuori moda, coperte e tovaglie ricamate da donne ucraine: uomini e donne a distanza sociale, con la mascherina, che con l’aumento primaverile delle temperature complica la respirazione. Tanti in fila, in attesa di accedere allo sportello del ‘Monte dei pegni”, con la morte nel cuore al pensiero di non poter riscattare quanto si lascia per la sopravvivenza di un po’ di giorni.
Lo raccontava Rosaria, la domestica di nonna Maria: aveva quattro anni, era il tempo del ‘tutto manca’ nel pieno della maledetta guerra mondiale. Uomini al fronte, soldi zero, alimenti razionati e le fedi consegnate al fascismo per costruire armi. Le donne per non finire nelle grinfie degli strozzini impegnavano il poco che avevano custodito al ‘banco dei pegni’ e chi avrebbe mai immaginato che la disperata rinuncia si sarebbe replicata in questo terzo millennio. Ma è accaduto, con l’odiosa variante di malavitosi sciacalli che profittano delle nuove povertà per mettere le mani sulle loro povere cose. Tarata la provocazione di chi naviga  nel mare della minoranza politica con astio, ingiustificato, nella fase della pandemia, che imporrebbe il massimo dell’unanimità operativa per combattere la pandemia, è lecita la domanda sulle capacità di chi si succede al governo di sanare la piaga della burocrazia? Il bubbone impedisce di accelerare la disponibilità delle risorse per contrastare l’emergenza, e provoca anche l’umiliazione di quanti sono costretti a fare la fila davanti al Monte dei Pegni, o a indebitarsi con usurai della malavita, interessati a invadere i comparti di attività commerciali e produttive in difficoltà.

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