Covidmania. Voilà: sparita

Come una droga, la dipendenza dalla paura ha la meglio sulla saggezza di chi se ne distanzia nella consapevolezza che poco o niente può oltre a immaginare il futuro con l’ottimismo della speranza: alla gestione ‘bellica’ della pandemia si applicano in tutto il pianeta, e l’Italia non sta certo  a guardare, le massime eccellenze accreditate di capacità, efficienza e impegno nella competizione scientifica che alla fine avrà ragione del maledetto veicolo infettivo immesso nell’aria dai pipistrelli.
È tempo egualmente sprecato introdursi con incursioni personali nel magma ribollente delle polemiche su modi e tempi antivirus fissati dal governo all’unisono con il pool tecnico scientifico di supporto e contestati dalla destra formalmente, ma sostanzialmente per marcare la loro ragion d’essere opposizione e a prescindere.  Schierarsi con gli uni o con gli altri è probabilmente favorito dall’inerzia forzata dell’isolamento domestico. Sicuramente dall’ossessione telecomandata dall’insieme di canali monotematici, dagli scambi wats App con amici e parenti, dalle contrapposizioni analitiche marito-moglie sul tema.
Per deformazione professionale, prima di applicarmi alla scrittura quotidiana, avrei il diritto-dovere di indagare la correttezza dell’informazione globale sul coronavirus, la contiguità di titoli e articoli con il  vulnus molto italiano di media subordinati agli interessi dei partiti di cui sono vere e proprie cinghie di trasmissione. Continuerei a ottemperare a  questo impegno, non fosse che la massa di news, commenti, approfondimenti, speciali, dissertazioni sul tema, da qualche tempo aggrediscono la mia motilità intestinale fino a provocare nausea, cioè al prologo del vomito, che ho imparato a reprimere con l’astensione dalla dose giornaliera e totale da Covid-19.
Prima della storica decisione di radiare il tema dalle mie giornate, ho fatto il pieno di attributi con cui vestire il virus, per  proporlo all’intelligenza televisiva di Gramellini e del suo appuntamento di Rai3 con le ‘PAROLE’: odioso, invasivo, malefico, aggressivo, letale, maledetto, assassino, pandemico, ossessivo, velenoso, globalizzante, universale, vigliacco, killer,
invadente, catastrofico, insolente, brutale, mefitico, diabolico, satanico…
Libero dal demone, con lo smart phone posso parlare di musica con Marco Zurzolo e Daniele Sepe, con Patrizia Lopez e Maria, che nella sue dimensione di sorella timida canta in brasiliano solo per sé, di pittura con Rosaria Matarese (cercate le sue opere su Internet) e Salvatore Mattozzi, creativissimo designer, di letteratura con Donatella Schisa e Pier Antonio Toma, Antonio Filippetti, Bruno Pezzella, di basket con Manfredo Fucile e Marino Virgilio, di Palestina con Omar,  del folle Boris Johnson con Marcella e Stefan, sull’asse internet West Sussex-Napoli,  di estate con Luisa che dirige il King’s Hotel di Palinuro, di Meteo con Adriano Mazzarella, scienziato napoletano del clima, con Floriana e Tonino di ‘Quando riapriranno le loro porte il Mann, il Pan, il Madre, Capodimonte, il Filangieri?
Lo so, pochi di voi condividono queste relazioni sociali, ma che importa? Ai Marco, Patrizia, Floriana, Salvatore, eccetera, ciascuno può sostituire i suoi Giuseppe, Vincenzo, Chiara, Rosalia e partecipare al club dei disintossicati dal caotico flusso di news sul Covid-19. Provarci non costa niente e, fidatevi,  antagonizza gli incubi notturni, ansia e paura, depressione da coronavirus.

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