Tarro: ecco perché vinceremo con la sieroterapia

Giulio Tarro

Milioni di italiani si chiedono quando e come supereremo l’emergenza legata al Covid 19. La risposta a questa domanda presenta due aspetti. Il primo, strettamente di carattere medico, ci consente di offrire elementi tranquillizzanti. Tutt’altro discorso, invece, per l’aspetto  politico-sanitario: qui una già fallimentare gestione dell’emergenza sanitaria, oggi rischia di essere procrastinata da una  “informazione ufficiale” sconsolante. Mi riferisco a quella che presenta il Covid19 come un flagello che potrà essere sconfitto solo con la vaccinazione. E che, dopo aver cercato di zittire, ad esempio, l’uso di clorochina e idroclorochina, e dopo aver  diffamato il suo propugnatore, Didier Raoult, ora sembra disinteressarsi della sieroterapia, cura fra le più promettenti.

Ne ho parlato sere fa a Porta a Porta. Non mi illudevo certo, partecipando ad un affollato talk show, che avrei potuto compiutamente illustrare una terapia, però, considerate le potenzialità della cura, mi sarei aspettato un po’ più di spazio.

 

LE SPERANZE NELLA SIEROTERAPIA

La documentazione più esaustiva sulla plasma-terapia in pazienti affetti da Covid la si può trovare in questo articolo, qui solo poche parole. La trasfusione di plasma (ovvero la parte più ‘liquida’ del nostro sangue, dove sono presenti anticorpi formatisi dopo la battaglia vinta contro il virus) è stata utilizzata con successo nelle altre due epidemie da coronavirus, la Sars del 2002 e la Mers del 2012, immettendo il plasma in uno stadio preciso della malattia, cioè quando già si evidenzia una scarsa ossigenazione e il paziente è sottoposto a ventilazione assistita con casco C-pap, ma non è ancora intubato.

È una terapia che, come molte, presenta rischi ma, francamente, non si capisce proprio perché l’Organizzazione mondiale della sanità – che ne aveva confinato l’utilizzo “solo nel caso di malattie gravi per cui non ci sia un trattamento farmacologico efficace” – non ne abbia suggerito, almeno, la sperimentazione durante questa emergenza Covid19.

Nonostante ciò, dopo i positivi risultati attestati nell’articolo di cui sopra, timidamente, sfidando burocratiche disposizioni, non pochi medici, anche in Italia, hanno cominciato le sperimentazioni; in alcuni casi – come l’equipe del policlinico San Matteo di Pavia – elaborando in una settimana protocolli sanitari che avrebbero richiesto mesi.

Ma l’aspetto più incredibile dell’impiego di questa terapia, che sta ottenendo ottimi risultati, è ancora un altro. Difatti, se non vi fosse statoun messaggio audio veicolato su Whatsapp e diventato subito (mi si perdoni il gioco di parole) “virale”, quasi nessun medico in Italia avrebbe saputo qualcosa di questa terapia. Del resto, se il collega Didier Raoult – dopo aver constatato il boicottaggio e il linciaggio mediatico al quale veniva sottoposta la terapia anti Covid19 basata sulla clorochina (un farmaco che non avendo più brevetti è visto come fumo negli occhi da Big Pharma) – non si fosse “sporcato le mani” mettendo su Youtube un suo video che denunciava questo scandalo, per il trattamento farmacologico del Covid19 staremo ancora a brancolare nel buio.

 


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