Raccapricciante disumanità

Napoli è Napoli. Unica, sorprendente, magica, generosa, accogliente, spavaldamente strafottente, ma rispettosa. Solare, buia nelle strettoie dei vicoli dove la luce deve farsi strada tra pareti di case una addosso all’altra, creativa, canora, ottimista, teatrale, ironica, vitale, amorevole, sfrontata. Tollerante, universale, incompresa, invidiata e perciò malignamente vituperata, allegra, polemica, orgogliosa, scippata, amata, indagata, cantata, filmata, raccontata…

 

In piena aggressione del maledetto Covid-19, i profeti di sventura che non aspettano altro, hanno pronosticato l’imminente esplosione al Sud e a Napoli che lo rappresenta, di un devastante focolaio di epidemia con terribili,  inevitabili conseguenze per l’inadeguatezza del suo sistema sanitario. Puntuale la smentita. I contagiati di Napoli sono pochi e assistiti al meglio, il Cotugno, ospedale di riferimento, mostra al mondo come si garantisce la tutela degli operatori e la migliore assistenza ai contagiati. La collaborazione con la fondazione Pascale ha intuito l’efficacia di un farmaco anti artrite per salvare la vita dei pazienti in terapia intensiva.
I napoletani inventano il “se hai metti, se non hai prendi”, dono di prodotti a chi non può permetterseli e il ‘paniere’ di alimenti per la tavola, invenzione lodata universalmente e in particolare dalla star Madonna. L’inviata del programma Rai ‘Agorà’, evidentemente influenzata dalla cattiva letteratura su Napoli, ha raccontato da uno dei luoghi completamente deserti della città:  “In questo momento non c’è nessuno in strada, ma…fino a cinque minuti fa c’erano tanti napoletani”. Scuse del programma, il minimo per farsi ‘perdonare’.
Protagonista di un evento a metà tra sacro e laicità rispettosa è il protettore ‘celeste’ di Napoli, invocato dal popolo perché guardi con ‘santa benevolenza’ la città, come ha fatto nel passato remoto per arginare l’eruzione del Vesuvio. La statua in bronzo di San Gennaro, (20 quintali), opera di Lello Esposito, emigra dalla sede dove ha lo studio l’artista all’ingresso dell’ospedale Cotugno e i fedeli contano sulla sua benevolenza perché il Covid-19 non infierisca su Napoli.
Su input del marketing, che ha colto al volo il valore potenziale del boom turistico della città, imprenditori illuminati del settore alberghiero hanno rilevato il malandato Hotel Britannique, sito al Corso Vittorio Emanuele, e sottoposto a sontuoso restyling, lo propongono al Napoli nella nuova veste di Grand’Hotel. Il the end del restauro, costato 30 milioni, va festeggiato adeguatamente e per l’inaugurazione, fissata al 18 di Aprile (data ovviamente rinviata) sono partiti 400 inviti. Tre, solo tre, gli ospiti in piena epidemia da Covid-19, ovvero due giornaliste della Rai e un imprenditore.
Il mare di Napoli limpido, azzurro come mai, privo di impurità. Lo stop a traghetti, aliscafi, motoscafi, barche a motore, in pochi giorni ha restituito al golfo più suggestivo del mondo la trasparenza offesa dall’intenso via vai secolare di navi e imbarcazioni d’ogni tipo. Se il lungomare da Posillipo a Portici fosse liberato dai porti, il litorale napoletano diventerebbe un fantastico long beach, il mare dei napoletani.
Si chiama licenza di uccidere l’ignobile potere selettivo imposto agli incolpevoli operatori sanitari a cui tocca di esercitare l’arbitrio di condannare a morte i soggetti in età avanzata contagiati dal Covid-19. L’orrenda discriminante su cui indaga la magistratura, offende la dignità delle persone che meritano il più alto livello di rispetto. Il caso, in via di accertamento, impone che sia fatta piena luce sulla decisione di ricoverare infetti da coronavirus in strutture di accoglienza degli anziani, con l’inevitabile esplosione di focolai dell’epidemia e di 2500 morti, forse del doppio. L’impudenza del Sono stati i nostri tecnici a farci la proposta e noi ci siamo adeguati”. Al confronto il lavarsi le mani di Ponzio Pilato è roba da dilettanti.
Non è il peggio. Usa, nel discusso tempio della democrazia, clamorosamente impreparato a fronteggiare la pandemia mondiale in corso, esplode l’inadeguatezza del sistema sanitario, responsabile il governo guidato da Trump. Il tycoon ha bocciato la riforma proposta da Obama, che avrebbe tutelato l’intera popolazione come accade nel nostro Paese. Indigna il titolo lapidario che racconta l’emarginazione di una quota consistente di americani privi di copertura sanitaria e i privilegi di chi può usufruire dell’assistenza privata: “Niente respiratori per i disabili.” “Più di 10 Stati decidono chi salvare”, ovvero chi sacrificare, ovvero i più vulnerabili.
In Tennessee le persone affette da atrofia muscolare spinale verranno ‘escluse’ dalla terapia intensiva. In Minnesota saranno la cirrosi epatica, le malattie polmonari e gli scompensi cardiaci a togliere ai pazienti affetti da Covid-19 il diritto a un respiratore.  Nello Stato di Washington, il primo a essere colpito dal coronavirus, così come in quelli di New York, Alabama, Tennessee, Utah, Minnesota, Colorado e Oregon, i medici sono chiamati a ‘Valutare il livello di abilità fisica e intellettiva generale prima di intervenire, o meno, per salvare una vita”.
L’Alabama è il caso più eclatante. In un documento sostiene che i “disabili psichici sono candidati improbabili per il supporto alla respirazione”. Allucinante.
Fanno paura i criteri di accesso alle cure, costruiti sull’idea in base alla quale alcune vite valgono meno di altre.
Negli Stati Uniti che pagano l’insufficienza di letti di terapia intensiva, si chiede al paziente se, in caso di scarsità di strumenti salvavita, vuole avervi accesso o lasciare il posto a chi potrebbe avere più probabilità di sopravvivenza, o a chi vale di più per la società (!!!).

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