EMERGENZA / LO STATO DIMENTICA CURA E RICERCA PER LE ALTRE PATOLOGIE

Nel momento in cui tutti gli sforzi sono concentrati nella lotta contro il coronavirus, tutte le risorse indirizzate in quella direzione, tutte le strutture impegnate su quel fronte, ogni attenzione focalizzata nei confronti di Covid-19, cosa succede per tutto il resto?

E’ un interrogativo angosciante, che si dirama in una serie di domande. Una più inquietante dell’altra. E che anche in una tale emergenza è un dovere porsi, per cercare delle risposte concrete.

Partiamo dalle malattie che colpiscono in genere i cittadini. Chi soffre di una qualsiasi patologia, cardiaca o epatica, diabetica o renale e via di questo passo, oggi con ogni probabilità “si trascura”, concentrando la sua attenzione sui rischi da coronavirus. Non va dal medico come caso mai prima faceva di routine per un controllo, non fa le analisi che effettuava ogni sei mesi, adesso almeno una scadenza salta. Quindi un occhio in meno alla propria stessa salute.

Passiamo a chi è ricoverato in ospedale. Ovviamente verrà curato nel migliore dei modi (per quanto le nostre strutture siano carenti sotto tutti i profili), ma ovviamente con un tasso di attenzione minore per via dell’emergenza coronavirus. C’è meno tempo, nelle strutture ospedaliere, da dedicare al paziente classico, tutti gli sforzi, i tempi, le risorse sono concentrate sugli affetti da Covid-19.

E anche evidente che i tempi di degenza verranno contingentati, ristretti per i malati “normali”, per gli affetti da altre patologie: con il rischio che si possa essere dimessi prima del dovuto, almeno rispetto a quanto succedeva prima.

E quante persone, oggi, dovrebbero essere ricoverate in ospedale per altre patologie, e non lo sono? Un interrogativo che pesa come un macigno.

A questo punto occorre chiedersi. Ogni giorno la Protezione (in)civile e i Soloni delle tivvù di casa nostra diramano il bollettino di cifre e dati sul fronte del coronavirus. Sappiamo, quindi, con precisione il numero dei decessi ogni 24 ore.

Siamo in grado di sapere se c’è un aumento dei morti per altre patologie, lungo le stesse 24 ore? Per chiarire: se la media quotidiana è di tot decessi per “altre patologie”, si può sapere se il numero è stabile o se si registra un qualche incremento? Nel secondo caso, vorrebbe dire che ci troviamo di fronte ad una serie di “morti bianche”, dovute a una non sufficiente assistenza sul fronte delle patologie pregresse.

Come giustificare quelle morti? Chi lo potrà mai fare?

Passiamo su un altro fronte. Si hanno non poche notizie, da svariati centri di ricerca e presidi scientifici sparsi in Italia, che parecchi studi già avviati da tempo, non pochi progetti di ricerca, sono stati sospesi: alcuni addirittura con appena 48 ore di preavviso, come si trattasse della saracinesca che si abbassa in una macelleria.

Come mai lo Stato – sempre più assente – non batte un colpo? Non attiva fondi per evitare il collasso o la chiusura di quei piani, di quei programmi di ricerca sul cancro oppure sulle malattie rare, per evitare di dover arruolare nuovi eserciti di vittime future?

Ma c’è poco da sperare, purtroppo, in questo Stato Fantasma. Una Speranza nel becchino della Salute Speranza? Una qualche fiducia nel Conte che fa il gioco delle tre carte?

Uno Stato che non riesce neanche a distribuire i soldi che spettano ad ogni cittadino, a tutte le famiglie italiane nella tenaglia del coronavirus. Solo mance per i porci.

Vergogna.


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