LA SOSPENSIONE DEI MUTUI? UN FAVORE ALLE BANCHE

La sospensione dei mutui annunciata dal Governo tra le misure economiche anti-coronavirus è solo un bluff, l’ennesimo danno per gli italiani. In questo intervento ci spiega perché l’avvocato Angelo Pisani, presidente del Movimento Noi Consumatori,  che ha attivato una task force per supportare i cittadini in difficoltà.

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L’avvocato Angelo Pisani

Un bluff, un business a tutto vantaggio delle banche: questo sono le annunciate sospensioni di mutui e leasing che, nonostante la grave emergenza sanitaria, generano ulteriori guadagni per i poteri forti e accrescono l’impoverimento della popolazione.

Sospendere la rata del mutuo sulla prima casa o leasing è solo una notizia da talk show ma il provvedimento, inspiegabilmente e nonostante l’impossibilità di pagare l’indebitamento a favore delle banche, ad oggi non è stato fermato. Può infatti sembrare una battuta, invece è realtà: l’unica cosa che si può bloccare – ma solo per alcuni mesi, come se la gente avesse i soldi nel frigorifero – è la sorta capitale. Gli interessi, che all’inizio sono circa il 70-80 % delle rate pagate, vengono regolarmente addebitati sul conto corrente. E nessuna norma ha previsto il blocco degli interessi.  Un’amara verità, che qualsiasi utente bancario scopre mettendosi in contatto con il proprio istituto di credito.

Ad oggi, mentre non si è visto nemmeno uno degli aiuti economici annunciati dal Governo nel Decreto ‘Cura Italia’, che doveva offrire minimo di sollievo a chi ha visto paralizzarsi ogni attività e si trova confinato in casa per gli effetti delle disposizioni contro il contagio, al danno si è aggiunta anche la beffa: chi sospende la rata del mutuo pagherà per ben due volte la ‘quota interessi’. Viene così di fatto vanificato l’intervento del Fondo di garanzia, che dovrebbe ‘ristorare’ una parte degli interessi.

Denunciamo quello che nessuno dice sul business degli interessi delle rate di mutuo o leasing che per causa di forza maggiore non si possono pagare: il decreto prevede sospensione per chi riduce le entrate del 33% a causa del Coronavirus.
Se la banca accetta la richiesta della sospensione (il cliente non deve essere in mora di 3 rate) anziché scadere nel 2021, il mutuo scadrà nel 2022. In questo modo, al cliente si addebitano comunque gli interessi del periodo della sospensione (da 3 a 12 mesi) spalmati sulle rate del ripristino, sempre a favore delle banche e a discapito del cittadino: un altro business per il sistema finanziario.

Purtroppo anche chi ha il leasing finisce nella stessa condizione. Paghi molto caro il “blocco” della rata e come al solito ci guadagna la banca. Tra l’altro, se si potesse fare un calcolo a ritroso, si potrebbe scoprire un tasso usuraio, perché è come se si calcolasse un interesse sui mesi di stop che, in proporzione alla somma delle rate fermate, risulterebbe altissimo.

«In sostanza – confermano analisti finanziari – banche e agenzie di leasing non bloccano la rata, ma solo la sorta capitale. E gli interessi passano normalmente, ma non vengono sottratti a quelli che il cliente deve ancora pagare. Ancora una volta, a guadagnarci è solo la banca».

 

TASK FORCE SUI MODULI

«Il decreto Cura Italia ha annunciato tutta una serie di misure ad oggi insufficienti a sostegno di famiglie, piccole e medie imprese, lavoratori autonomi, chi ha un mutuo può congelare le rate in alcuni casi anche per 18 mesi in virtù dell’emergenza Coronavirus. Ma prima di procedere alle sospensioni o alle moratorie previste per le imprese, è necessario prima fare un’analisi di fattibilità», avverte l’avvocato Monica Mandico, con la quale ho  organizzato una task force per assistere gli italiani in questo momento di grande confusione e gravi difficoltà. «E’ fondamentale, prima di attivare le moratorie – aggiunge –  che si analizzino​ con attenzione, le condizioni economiche ed moduli sottoposti alla firma della clientela da parte delle banche. Non si esclude che la richiesta di sospensione del mutuo fatta oggi, potrebbe poi impedire la possibilità di surrogare il mutuo anche in futuro a condizioni migliori»

Non sempre può essere vantaggioso spostare in avanti il debito per congelarlo ora, in quanto ci sarà comunque​ l’aumento dei costi ed addebito di interessi, perché quando ripartirà il mutuo si dovranno comunque pagare alla banca ​ la metà degli interessi maturati sulle rate non versate. Visto che il governo non ha emanato norme autenticamente a tutela dei clienti, ritengo sia preferibile aspettare, per chi non è in condizioni economiche gravi, e che sia opportuno farsi aiutare da professionisti esperti.
Nonostante l’emergenza in corso per quanto previsto addirittura si devono fare i conti con la burocrazia.

 

LE REGOLE

Chi​ non può pagare, può avviare richiesta di sospensione presentando domanda e portando la documentazione alla propria banca, la quale, a sua volta, sottoporrà a Consap, l’ente che gestisce il Fondo di solidarietà, la richiesta per approvazione. Per accedere alla sospensione non ci sono invece limiti in base all’Isee del richiedente. L’adesione al fondo è limitata ai soli mutui per l’acquisto della prima casa e per immobili di valore non superiore ai 250.000 euro. Possono chiederla i lavoratori subordinati e parasubordinati che hanno perso il lavoro, ma anche coloro che, a causa del Coronavirus, hanno subito una sospensione dal lavoro o una riduzione delle ore per un periodo di almeno trenta giorni. Anche i lavoratori autonomi e i liberi professionisti sono ammessi. Devono fare solo un’autocertificazione dichiarando di aver registrato, nel trimestre successivo al 21 febbraio 2020, un calo del proprio fatturato superiore al 33% in conseguenza alle restrizioni introdotte per arginare la diffusione del Covid-19.

Per le PMI il 7 marzo 2020 l’ABI e le Associazioni di categoria, hanno siglato un’intesa contenuta nell’Addendum all’accordo per il credito 2019 sottoscritto il 15 novembre 2018, che prevede la possibilità alle banche ed agli intermediari di 1) sospendere fino a un anno il pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti; 2) allungare la scadenza dei finanziamenti (cosiddetta Misura “Imprese in Ripresa 2.0”). Per i prestiti erogati fino al 31 gennaio 2020, leasing compresi, può quindi essere richiesta la sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei finanziamenti fino ad un anno. Con riferimento alle operazioni di allungamento, invece, è previsto che l’estensione della durata del finanziamento possa arrivare fino al 100% della durata residua dell’ammortamento. Se infatti è vero che l’accordo prevede che ciascuna banca non comunichi al resto del sistema tramite apposita segnalazione in centrale dei rischi la rimodulazione concessa, è altrettanto vero che per quella banca la posizione aziendale viene sottoposta da quel momento ad un particolare ​ controllo e monitoraggio. Ecco perché, soprattutto per le aziende, prima di ogni richiesta di moratoria per l’emergenza Coronavirus è necessario farsi coadiuvare da professionisti del settore, perché si può correre il rischio che la moratoria anziché essere un vantaggio si trasfromi in un danno considerevole. E’ necessario analizzare con attenzione le condizioni economiche proposte dalle banche e i costi che applicano che possono non essere quelli in adesione al decreto Cura Italia.

 

L’APPELLO

E’ urgente un serio intervento economico del governo in soccorso di cittadini e imprenditori, altrimenti la guerra di povertà farà più vittime del Coronavirus. Noi Consumatori chiede al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quale misura indifferibile, di predisporre urgentemente interventi economici concreti a favore di chi ha interrotto l’attività lavorativa e non ha disponibilità finanziarie. Prima che sia troppo tardi e che divampino tensioni sociali, occorre lanciare un vero salvagente a pmi, partite iva e professionisti, per non depauperare in maniera irreversibile il tessuto economico e sociale del nostro Paese.

 

avvocato Angelo Pisani

Presidente Noi Consumatori

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