Sperare si può, anzi si deve

Il mondo ci ama ed è affetto non solo formale. Le bellezze del nostro Paese, museo totale e natura favolosa, hanno costruito nei secoli l’immagine di un paradiso in terra, attrattore come forse nessun altro e in questo tragico tempo dell’emergenza, si susseguono segnali commoventi di solidarietà, con esempi straordinari di  soccorso umano e donazioni di  sussidi sanitari indispensabili a contenere l’aggressione del Covid-19. Sono tra noi medici cinesi che hanno affrontato e sconfitto il coronavirus e dal loro  Paese arrivano mascherine, ventilatori, disinfettanti, farmaci. Sbarcano nei nostri aeroporto medici russi e cubani, Paesi dell’Est europeo spediscono mascherine e l’Europa apre la sua cassaforte per sostenere la falla della nostra economia. Un secondo livello di solidarietà, altrettanto significativo è testimoniato dallo slancio in crescendo delle donazioni. Il terzo, da incastonare nella cornice dell’altruismo senza limiti, è l’abnegazione di quanti ben oltre il dovere istituzionale di assistere i malati, offrono competenze, fatica, stress, al compito massacrante di salvare la vita dei contagiati da coronavirus. Non c’è aggettivo per esaltare come merita il generoso “sì” di medici, giovani o in età da pensione all’esse o esse lanciato per compensare il numero insufficiente di colleghi impegnati nelle ‘zone rosse’ del contagio. 300 era il numero da coprire, più di ottomila le risposte da tutta Italia.
Purtroppo c’è sempre un rovescio della medaglia alla disponibilità di medici e infermieri, dei volontari. Potremmo essere alla vigilia di giorni potenzialmente caldi per Napoli e la regione e per questo  sono in allestimento tre ospedali da campo tra Napoli, Salerno e Caserta per aumentare i posti letto disponibili. Di qui lo sconcerto per i quattro “no” di altrettanti medici in corso di specializzazione convocati dalla Asl 1 di Napoli per operare al Loreto Mare, ospedale con un ruolo determinante nel contrasto al diffondersi del virus, indicato per integrare il ruolo del Cotugno e del Monaldi, oramai privi di  posti letto per i contagiati con gravi forme di coronavirus. Motivazioni condivisibili del rifiuto? Purtroppo no. I quattro giovani medici si sono giustificati così: “Stipendio troppo basso, ci assumono altre regioni che pagano di più.” L’indegno comportamento non merita neanche disprezzo esplicito. È implicito, si commenta da sé. La proposta della Asl: assunzione immediata, garanzia di un contratto di lavoro autonomo di durata semestrale con compenso pari alla differenza tra quanto percepito per l’attività di specializzazione e il trattamento economico  previsto dal contratto nazionale dell’area sanità per dirigente medico di analogo profilo!!! L’offerta, integrata dagli  straordinari avrebbe consentito di guadagnare quanto i colleghi più anziani. La pretesa dei 4 specializzandi: 45 euro ora. Allo è giusta la citazione del giuramento di Ippocrate prestato dai medici prima di iniziare a esercitare la professione: “Giuro di prestare soccorso nei casi d’urgenza e di mettermi a disposizione dell’autorità competente, in caso di pubblica calamità”. Il vertice della Asl: “Lasciamo a tutti  valutazione e commiserazione per questo vergognoso comportamento di professionisti che dovrebbero rappresentare il futuro del nostro paese”.
Tempo un mese e conosceremo l’esito della sperimentazione di farmaci antivirus su trecentotrenta pazienti  indicati dal protocollo e reclutati in meno di 24 ore, attraverso una piattaforma informatica gestita dal professor Francesco Perrone dell’Istituto tumori di Napoli. Oltre 150 gli ospedali partecipanti. Non si era mai vista una risposta così rapida, l’urgenza di trovare una cura ha annullato i personalismi. Si avrà così la certezza di quali farmaci sono antagonisti del Covis-19 e si accenderà la speranza di agire con un presidio farmaceutico efficace, soprattutto per la terapia dei malati gravi. È sotto esame il medicinale impiegato nella cura dell’artrite reumatoide. I medici del network coordinato dall’oncologo Paolo Ascierto, direttore del reparto di Terapie Innovative dell’istituto dei tumori di Napoli (il Pascale) hanno ottenuto una risposta molto incoraggiante da 8 degli 11 pazienti del Santa Croce provenienti una dozzina di giorni fa dal pronto soccorso dell’ospedale Marche Nord. Il Tocilizumab è fornito gratis dalla Roche  a tutte le strutture sanitarie che ne fanno richiesta. I pazienti trattati, gravemente compromesse, erano destinati ad essere intubati. Il farmaco è riuscito a ridurre la reazione infiammatoria prodotta dal virus. Per il momento il protocollo prevede la somministrazione del Tocilizumab e, dopo l’assenza di febbre per tre giorni, la prova con il tampone che deve dare risultato negativo. A questo risultato deve seguire un secondo test a distanza di 24 ore senza episodi febbrili. Se tutto va bene, si arriva alle dimissioni.

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