La prima mappa che dettaglia le parti del mondo dove il suolo è stato maggiormente contaminato dal glifosato, l’erbicida killer il cui brevetto è di proprietà del super gruppo Bayer-Monsanto.
L’ha elaborata l’Università di Sidney, in Australia.
In essa – spiegano gli esperti – vengono identificati gli hotspot di residui di glifosato nell’Europa occidentale, in Brasile e in Argentina, nonché in parti della Cina e dell’Indonesia.
La mappa dimostra che la contaminazione è pervasiva a livello globale, ma è più alta in Sud America, Europa, Est e Sud Asia.
La stessa mappa e il relativo studio scientifico sono stati pubblicati sulla rivista Science of the Total Environment.
Autore principale è il professore associato Federico Maggi, ricercatore al Sidney Institute of Agricolture and Faculty of Engineering.
Sottolinea Maggi: “Il glifosato è un contaminante ambientale onnipresente. Circa 36 milioni di chilometri quadrati vengono trattati ogni anno con una quantità di diserbante tra le 600 e le 750 mila tonnellate, e i residui si trovano anche in aree remote”.
E aggiunge: “dato l’uso diffuso dell’erbicida, la contaminazione del suolo è imprevedibile. Questo perché è difficile che sia degradato dai microrganismi del suolo quando raggiunge ambienti incontaminati o rilascia un contaminante altamente persistente chiamato acido aminometil fosfenico (AMPA) quando viene degradato”.
Negli ultimi mesi il colosso Bayer-Monsanto è stato investito da denunce e cause civili di risarcimento per i pesanti danni provocati alla salute di molti agricoltori. Si tratta di milioni di dollari persi, e altre valanghe continueranno ad essere stabiliti, fino ad oggi soprattutto dai tribunali americani. Il tandem, a questo punto, vorrebbe arrivare ad un maxi indennizzo generale per porre fine alle lunghe battaglie legali.
Entro la fine del 2020, dal canto suo, l’Unione europea dovrà decidere se bandire o meno l’uso del glifosato, rinnovando o meno l’autorizzazione alla vendita e all’uso dell’erbicida killer.
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