Un futuro in 3D

È problema dei problemi il capitolo del nostro tempo, che include nel significato onnicomprensivo di ‘emergenza’, guerre, terremoti, alluvioni, incendi, siccità nonché, in questa stagione a rischio del pianeta Terra, i mutamenti climatici, mali da super e sotto alimentazione, pandemie. Ristringo il campo di indagine all’Italia, terra esposta alle spallate del terremoto, ciclicamente devastata da alluvioni, frane, incendi, ora sotto choc per l’aggressione del Covid-19. Incursioni, purtroppo rare del  giornalismo d’inchiesta rivelano: dall’indecente abbandono del Belice, denunciato da don Riboldi con la marcia di protesta su Roma, al disastro delle scie sismiche che hanno colpito la dorsale umbro-marchigiana degli Appennini, dopo anni di rituali commemorazioni e inchieste ufficiali senza esito, la denuncia di media diretti da intelligenze libere racconta che le macerie di Amatrice e quanto il terremoto ha sgretolato, ridotto a cumuli di macerie, è ancora mura crollate, case sventrate, edifici pubblici schiantati. E quasi niente è mutato in tema di vulnerabilità dei luoghi sconvolti dalla furia di acqua e fango che sommerge campi, strade, stalle, con il correre impetuoso in  alvei di fiumi e torrenti mai bonificati, che aggrediscono case edificate sulle sponde, con criteri scriteriati. L’esito dell’inerzia è la rassegnazione a subire periodicamente le conseguenze di fenomeni analoghi.
Allorché l’epidemia da coronavirus ha confermato il micidiale moltiplicarsi della diffusione, l’Italia ha scoperto di essere in una certa misura impreparata ad affrontarla. Il deficit di personale medico (in particolare la carenza di anestesisti è avvertita da tempo) e infermieristico è la priorità trascurata in situazioni di normale tutela sanitaria. Affrontarlo  per tempo avrebbe evitato l’affrettata decisione di richiamare dalla pensione e di assumere medici ancora impegnati con i corsi di specializzazione. Ventimila assunzioni straordinarie.
Per chi perde ogni cosa con il terremoto  e altri eventi naturali il disagio è destinato a protrarsi  per anni. In attesa della ricostruzione le tappe della precarietà prevedono  la fase uno,  delle tendopoli,  e se va bene, la  seconda delle casette prefabbricate.
Soluzioni alternative?  I cinesi: laboriosi, efficienti, decisionisti, pragmatici, intuita l’urgenza di assistere a un numero crescente di persone colpite  dal coronavirus da trattare in strutture idonee, hanno edificato due ospedali in dieci giorni, ognuno dotato di reparti specializzati. Miracolo irripetibile?  Certo che no, basta capire come hanno operato e predisporre   analogamente il necessario per affrontare in anticipo il possibile diffondersi del virus anche nel Mezzogiorno.

Le stampanti in 3D, stupefacente derivazione della nuova tecnologia, si propongono con applicazioni rivoluzionarie e solo per fare un esempio di  straordinario interesse con la riproduzione di organi umani. Lo stadio più avanzato e praticato dello stampare tridimensionale è certamente in edilizia. L’Apis Cor’s House, azienda russa, ha costruito un esemplare di abitazione resistente al freddo siberiano con diecimila dollari, ma la previsione di mercato prevede che con la diffusione del sistema i costi diminuiranno e di molto. L’italianissima WASP, che produce stampanti di grande formato, ha realizzato in dieci giorni  una casa di 30 metri quadrati, ecosostenibile, utilizzando solo 900 euro di materiali naturali di scarto per la muratura bioclimatica che non richiede riscaldamento o condizionamento, grazie a sistemi di ventilazione naturale e isolamento termoacustico. L’americana ICON  prevede di costruire a El Salvador un intero quartiere di case (ognuna in sole 24 ore)  stampate a basso costo (4.000dollari)  per ceti sociali in condizioni disagiate, di famiglie che ora vivono in baracche. Avesse operato in Italia centrale, i terremotati avrebbero risparmiato anni in tenda e alberghi lontani dai luoghi di residenza. È in  Dubai l’edificio per uffici stampato in 3D, il  più avanzato del mondo. Costo 140mila dollari, costruito  in 17 giorni.

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