Virusmania

In nome della solidarietà e del rispetto per la regione che più di altre è nel mirino del Covid-19, Napoli reprime l’impulso di rispedire al mittente l’insulto che i tifosi del Brescia hanno impunemente indirizzato ai calciatori azzurri durante l’intero incontro di campionato disputato nello stadio lombardo. La città, per restare alla dimensione sportiva della riflessione, nel corso dell’incontro al San Paolo con il Torino, ha risposto con lo striscione “Nelle tragedie non c’è rivalità. Uniti contro il Covid-19”.
In tema di solidarietà siamo perfino spinti da tolleranza ad assolvere lo Zaia convinto leghista, nonché  governatore delle Veneto, che con cinismo razzista ha ingiuriato il popolo cinese e i suoi morti da virus accusandoli di averlo diffuso perché mangiano “topi vivi”. Al presidente della regione inclusa nella ‘zona rossa’, devono essere saltati i nervi come conseguenza dello stress per in danni all’economia trainante del Veneto, messa in ginocchio dall’epidemia del Covid-19.
Identica tolleranza non sarebbe il caso di estendere alla becera satira della televisione francese Canal Plus. Idiota, intollerabile, offensivo, un filmato della rubrica Groland Le Zapoi” ha messo in onda un figuro che vestito da pizzaiolo inondava la ‘Pizza corona’ di tosse e saliva. Il massimo dirigente del network televisivo ha chiesto scusa. Pur apprezzando il pentimento Napoli non si accontenta e forte del riconoscimento dell’Unesco “L’arte della pizza patrimonio dell’umanità”,  riflette sull’iniziativa di azioni legali nei confronti dell’emittente. Si associano alla protesta i  ministri Bellanova e Di Maio. Detto questo, l’indignazione lascia comunque il tempo che trova con il consiglio di accantonare l’orgoglio ferito per porsi inquietanti interrogativi. Ad esempio: la comunità mondiale, informata del micidiale espandersi dell’infezione, che ha costretto la Cina a imporre la quarantena a sessanta milioni di persone, si è forse coalizzata per offrire aiuti e collaborazione al sistema sanitario di quel Paese? Dalle nostre parti, è accettabile che si denunci solo ora, in piena emergenza, l’inadeguatezza di strutture,  mezzi  e personale, conseguenza di tagli e ridimensionamenti alla sanità?
Nella società del terzo millennio, avvelenata da assurde rivalità, egoismi, proterve diseguaglianze, neocolonialismi, violenze dei potenti sui deboli, forme storiche e inedite di razzismo, esodi biblici di intere etnie, scopriamo  la folle incongruenza dell’impegno globale per accelerare i tempi della rivoluzione tecnologica del presente, ancor più del futuro, e la fragilità del Pianeta avviato all’agonia per storica negligenza ambientalista e impaccio nella difesa di patologie da evoluzione-involuzione incontrollate dell’umanità.
Che anche per l’Italia sia il tempo delle scuse è fuori dubbio.  Lo scopriamo giorno dopo giorno, quasi ora dopo ora, siamo il Paese di un esercito di virologi  di scuole e orientamenti contrastanti, ovvero l’ideale per disorientare l’opinione pubblica, che infatti è preda del panico o al contrario sottovaluta l’epidemia di coronavirus. I programmi della televisione distraente, nel loro menù standardizzato, propongono temi collaudati a misura di ascoltatori di fascia: Cucina, Moda, Gossip, Cronaca rosa, nera e giudiziaria, carambate, storie da lacrime in diretta, racconti di  eroi/eroine del nostro tempo, promozioni di film e  cantanti, con il contorno di opinionisti inventati, comparse di professione, che applaudono a comando, dilettanti allo sbaraglio arruolati dalla televisione distraente, professionisti del presenzialismo, ovvero politologi, criminalisti, tuttologi, psichiatri, belle donne e attori affascinanti, habitué seriali come Malgioglio, la Parietti, Platinette, inviati tirati in ballo con lo interlucuzioni stereotipate del tipo “Vengo da te” o  “Che Italia ci racconti”. In questi giorni di Covid-19, non c’è step televisivo che si privi dell’elevato contributo  giornalistico della  povera Giovanna Botteri, emigrata in Cina dalla confortevole corrispondenza nell’America di Trump, probabilmente gratificata a suo tempo dalla designazione in quel di Pechino, che prima del coronavirus era il mondo del futuro più stimolante per il giornalismo. Considerate le difficoltà del differente fuso orario, la pallida Botteri reggerà allo stress di diecimila collegamenti con gli innumerevoli notiziari e programmi di intrattenimento della Rai, ma con scariche adeguate di adrenalina?  Post scriptum: è francamente inadeguata la  scelta, purtroppo  condivisa dai vertici della Rai, di consentire che nei programmi di intrattenimento conviva il tema dell’epidemia (vera ossessione)  con lazzi e sollazzi, amenità, gag comiche.

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