Paradosso Campania – Camici bianchi disoccupati e pazienti senza cure

Pazienti senza medici e medici senza pazienti. Potrebbe sembrare una battuta provocatoria ma è solo una delle più paradossali emergenze fra le tante della Campania. La graduatoria definitiva dei medici di Medicina Generale, anno 2019, annovera duemila professionisti in attesa degli “ambiti carenti di assistenza primaria” (medico di famiglia) e “continuità assistenziale” (ex guardia medica). Attenzione, parliamo di carenze, come indica espressamente il Bollettino Ufficiale della Regione lo scorso 27 giugno. In altre parole, nessuna Regione italiana può contare su un numero così elevato di medici formati come la Campania, il problema è che dopo averli formati li parcheggiano in eterne liste d’attesa, con il miraggio di ricevere prima o poi l’incarico. Già, perché a fronte di una graduatoria così affollata, la Regione Campania non riesce a pubblicare gli ambiti carenti più di una volta l’anno, assegnando i medici laddove vi sono carenze e, cosa ancora più grave, lo fa con tempi biblici. Per individuazione, pubblicazione e assegnazione delle carenze si arriva a circa dieci o dodici mesi e questo finisce per acuire ancor più il disagio. Che viene tamponato, ma solo in alcuni casi, con incarichi provvisori affidati a medici non formati nella medicina generale.

Insomma, c’è un esercito di camici bianchi, formati dalla stessa Regione Campania, che dopo anni di vane attese per entrare nella graduatoria di medicina generale fanno la valigia ed emigrano verso regioni il cui l’iter per smaltire carenze/incarichi è efficiente e le graduatorie sono più snelle. Chi invece decide di restare viene gioco forza inghiottito nel limbo del precariato. La soluzione più logica sarebbe quella di snellire velocemente la graduatoria pubblicando gli ambiti carenti anche più volte l’anno, come accade in molte altre regioni. Invece in Campania si preferisce aumentare i massimali ai medici già presenti sul territorio, “pieni zeppi” di pazienti al punto da non potere sempre prestare la dovuta assistenza, col risultato che viene di fatto sovvertito il rapporto ottimale a garanzia di prestazioni adeguate alla domanda.

Un problema esploso pubblicamente qualche mese fa, quando centinaia di medici “in attesa di pazienti” sono scesi sul piede di guerra protestando a gran voce sotto la sede della Regione, al centro Direzionale di Napoli.

Pazienti in attesa

«Almeno una domanda – dichiara inferocito uno di loro – la Regione Campania dovrà prima o poi porsela: in previsione del fatto che a breve ci sarà una effettiva carenza di medici di medicina generale su tutto il territorio nazionale, tanto è vero che la stessa Regione ha aumentato le borse di studio per la formazione, che senso ha lo stallo delle graduatorie e il conseguente esodo di medici già formati, sempre più stanchi di attendere?».

Parole sante, ma intanto cresce il numero dei camici bianchi stanchi di galleggiare nel precariato senza poter pianificare né il loro futuro né quello delle loro famiglie: sono gli stessi che, una volta emigrati in un sistema sanitario più efficiente, raramente tornano poi a casa.

Il caso dell’anomalo rapporto medici/pazienti è in realtà solo l’ultimo delle paradossali “emergenze permanenti” della Campania. «Stati d’emergenza e violazione delle regole – dice un osservatore della sanità campana –  creano inevitabilmente le condizioni per il “particolare”, la raccomandazione, ed è qui che la politica, quella sana, dovrebbe intervenire, anche in vista delle imminenti elezioni regionali, lanciando un messaggio di cambiamento del modus operandi, privilegiando le competenze acquisite e i diritti maturati,  rispetto a quelle condizioni di disagio che rappresentano l’humus ideale per l’affermazione di quei sistemi di natura clientelare di cui ormai la gente è stanca».

In questo scenario di caos, nell’Alto Casertano iniziano ad esplodere i primi casi. Ne sono un esempio i comuni di Ailano (CE) e Valle Agricola (CE), piccole realtà scolpite dal vento nel cuore del Parco del Matese e facenti parte di quei distretti disagiati del casertano che da anni chiedono una maggior presenza sanitaria sul territorio. E’ qui che il dottor Vincenzo Seneca, medico di base per anni, se n’è appena andato in pensione. Eppure, dalle ultime carenze segnalate dall’Asl nel 2019 non rientrano né Valle Agricola né Ailano. Che fare allora? Al momento l’Asl ha invitato i pazienti a scegliere tra i medici già presenti sul territorio, sopperendo all’emergenza annunciata con l’aumento dei i massimali, vale a dire il numero massimo di pazienti previsto per ciascun medico.

Sullo stesso territorio, peraltro, i futuri pensionamenti si conoscono già e fra non molto altre comunità dovranno affrontare la stessa emergenza. Già ampiamente annunciata, se le aziende sanitarie locali non individueranno e invieranno alla Regione le carenze in modo tempestivo e a sua volta la Regione non pubblicherà e assegnerà gli ambiti in tempi accettabili. Non biblici.

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