GIALLO MOLLICONE / A CASSINO SI DECIDE SUL RINVIO A GIUDIZIO

A ben 19 anni dall’omicidio di Serena Mollicone siamo ad una svolta. Il tribunale di Cassino deve pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio per l’omicidio della ragazza e l’occultamento del suo cadavere.

Sono imputati Franco Mottola, l’allora fidanzato, e suo padre Marco Mottola, all’epoca comandante della stazione dei carabinieri di Arce, in provincia di Latina.

E’ il pm Maria Elisabetta Siravo a chiedere il rinvio a giudizio, e la decisione è ora nelle mani del giudice Salvatore Scalera.

Per anni e anni gli inquirenti e investigatori hanno brancolato nel buio, seguendo false piste, come ad esempio quella che portò all’arresto di un carrozziere di Rocca d’Arce, Carmine Belli, che si è fatto – da perfetto innocente – un anno e mezzo di galera.

Da rammentare che nella story c’è un altro morto, un giovane brigadiere “suicidato”, Santino Tuzi: si attende il rinvio a giudizio, a questo proposito, del luogotenente Vincenzo Quatrale, accusato di concorso in omicidio volontario ed istigazione al suicidio. Il quadro degli imputati è completato da un altro militare, l’appuntato Francesco Suprano (favoreggiamento personale in omicidio volontario) e la madre di Franco, Annamaria Mottola.

In vista della decisione sul rinvio a giudizio, padre e figlio hanno indetto una anomala conferenza stampa, visto che non hanno ammesso domande da parte dei giornalisti!

Ecco qualche frase della loro – e solo loro – verità.

Dice il padre, l’ex comandante della caserma. “Se Serena il giorno della sua scomparsa avesse dovuto incontrare mio figlio non era necessario si facesse vedere dal piantone. E’ una sciocchezza quella che Santino Tuzi dovesse incontrarsi con me. Di quel confronto non ne sapevamo nulla né io né i miei legali. Noi ci siamo chiusi a riccio da quando ci siamo accorti di essere diventati oggetto di facili accuse”.

Osserva il figlio Marco: “Sono innocente. Il giorno della sua scomparsa non ho incontrato Serena, ero al suo funerale, su di me Santino Tuzi ha mentito”.

Facile prendersela anche con chi non può più parlare.

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