BAGNOLI / DE MAGISTRIS RINVIATO A GIUDIZIO DALLA CORTE DEI CONTI

Il sindaco arancione di Napoli, Luigi de Magistris, è tra i sei rinviati a giudizio dalla Corte dei Conti per la scandalosa (non) gestione della bonifica a Bagnoli.

Un’inchiesta che da anni va avanti sotto il profilo penale (in cui il primo cittadino non è coinvolto) ma che ora trova un punto di svolta sotto il profilo contabile e amministrativo. 

Ecco la lista dei rinviati, comprensiva degli importi che sono chiamati a risarcire. L’ex sindaco Rosa Russo Iervolino ha il primato in questa special hit, con 932 mila euro. Seguono gli ex vicesindaci Rocco Papa e Tino Santangelo, nonché l’ex assessore Ferdinando Balzamo con 310 mila a testa, l’ex dirigente Giovanni Spagnuolo (186 mila). Viene poi Luigi de Magistris con 55 mila euro.

Il vice procuratore della Corte dei Conti Marco Catalano ha depositato il 10 dicembre l’atto di citazione e ora si attende la fissazione della data per l’udienza.

Ecco il pesante capo d’accusa: “Uso distorto della società di trasformazione urbana”, BagnoliFutura, finita in crac, con la “perdita del valore della partecipazione” pubblica di quasi 15 milioni di euro, e l’azzeramento delle quote di proprietà di Comune, Regione e Provincia.

Luigi de Magistris. In apertura lo scempio di Bagnoli

Il procuratore Catalano, comunque, effettua una distinzione tra la vecchia amministrazione (quella capeggiata dalla gavianea Iervolino) e quella attuale, guidata da de Magistris.

“Occorre effettuare una distinzione – osserva – tra la consiliatura che dal 2002 al 2011 ha governato la città, e che ha costituito la società (BagnoliFutura, ndr) e la consiliatura succeduta nel maggio 2011 che ha ereditato una società in una negativa e irreversibile situazione economico-finanziaria”.

In particolare, per assessori e dirigenti dell’era de Magistris “manca una colpa grave poiché si sono trovati ad affrontare le conseguenze derivanti da una scelta gestionale effettuata e portata avanti da altri, con l’eccezione di Luigi de Magistris relativamente ad uno specifico comportamento dannoso”.

Si tratta – per l’attuale primo cittadino – dell’accusa di “essersi fatto co-promotore di una iniziativa, Coppa America, che ha distolto BagnoliFutura dal perseguimento dell’oggetto sociale, in una situazione finanziaria già compromessa”.

Nelle controdeduzioni “il sindaco ha asserito di non essere responsabile della mala gestio di BagnoliFutura, ma di aver solamente sottoscritto una lettera con la quale si prevedeva l’accollo, da parte della società, di spese per la Coppa America”.

Invece – osserva Catalano – “a causa del protocollo di intesa di agosto 2011 la società ha sostenuto una serie di costi finalizzati alla realizzazione di un evento sportivo (669 mila euro) non correlati agli scopi per i quali la società stessa era stata costituita”. 

La Procura contabile ha acquisito la relazione della curatela fallimentare. “La società – si legge – che doveva compiere una gigantesca operazione di bonifica e valorizzazione di un territorio di grandissime dimensioni, invece di venire dotata di ingenti adeguate risorse finanziarie, già appena dopo la sua costituzione nel 2002, veniva gravata di un rilevantissimo debito di oltre 40 milioni per l’acquisto dei suoli”.

Prosegue la relazione: “Con la maldestra transazione del 2006 si riconosce quel debito verso Fintecna, non giustificato dal valore delle aree conferite, risultate molto più inquinate”.

Sotto i riflettori anche un mutuo capestro da 60 milioni contratto con il Monte dei Paschi di Siena nel 2007: “La società si è garantita delle risorse originariamente destinate a finanziare il pagamento del debito verso gli ex proprietari dei suoli, che invece sono state utilizzate per far fronte alla gestione corrente”. 

Dagli accertamenti salta fuori che a fronte di “scarsi investimenti degli azionisti, si faceva ricorso all’apertura di linee di credito di varia natura, generando interessi passivi che nel corso degli anni avevano superato i 54 milioni di euro”.

Tra le cause del fallimento (oltre alle consulenze d’oro per amici degli amici), anche “l’eccesso di personale che poteva essere inferiore di oltre 7 milioni e mezzo di euro”. 


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