Che l’America degli intelligenti, dei saggi, dei “normali” liberi se stessa e il pianeta dall’ira funesta del megalomane suddito dei poteri forti che tifano perché in aree di per sé calde del mondo e in luoghi della Terra dove depredare risorse, si accendano a comando focolari di guerra, con il duplice obiettivo di produrre e vendere armi, ma soprattutto di instaurare regimi controllati dal gigante a stelle e strisce. Dal lussuoso paradiso in terra di un possedimento vacanziero, Trump, Attila del nostro tempo malato di egoismi cosmici, ha dato perentoriamente l’ok all’omicidio del leader di un Paese altro e di quanti lo scortavano. È lecito supporre che abbia ordinato il “go” al raid dei droni senza immaginarne le conseguenze? Non è lecito. Il truce tycoon, scontato il suo infimo quoziente politico, nell’ampio entourage presidenziale conta su esperti di affari internazionali e tra loro c’è sicuramente un cervellone in grado di prospettargli i rischi di una decisione che molto somiglia a una dichiarazione di guerra, ma ha parlato al vento.
Questa America belligerante ospitiamo militarmente in cinque dislocazioni: Aviano (base aerea), Vicenza (reparti d’assalto), Camp darby (Toscana, arsenale di armi), Napoli (Comando VI Flotta, sottomarini nucleari e caccia), Sigonella (aeroporto di partenza degli Hercules e dei droni, forse anche quelli del raid in Iran). Conte rileva a ragione che in assenza di un’informazione (tra alleati), il raid avrebbe potuto provocare un’immediata reazione iraniana, anche contro il contingente militare italiano e che l’Iran è un nostro importante partner commerciale con un interscambio di circa 5 miliardi di euro; che l’Iraq, solidale con l’Iran, non indifferente all’attacco americano, è il primo fornitore di petrolio dell’Italia (3 miliardi di euro).
“Pagherete per anni”: questa l’aggressiva minaccia di Teheran e Bagdad e Trump, anziché giustificarsi per il terremoto politico-militare provocato, lamenta la cauta risposta europea all’incursione dei droni, alla strage di militari iraniani. Provoca uno nuovo strappo, non meno preoccupante di quello economico provocato dall’imposizione di dazi. Il blitz ordinato dalla Casa Bianca spacca in due l’America, accende la protesta in settanta città e non è accolta con minore preoccupazione dall’Europa. L’Italia assiste esterrefatta al plauso da camicia di forza ed elettrochoc della Lega riservato all’ ‘amico’ Trump, che ispira il giudizio del quotidiano di destra, il Giornale: “Soleimani era un macellaio di guerra, a un passo da avere la bomba atomica”. Non c’è traccia nelle pagine suddette della prospettiva che il raid sconsiderato di Trump, potrebbe proprio indurre l’Iran a completare le fasi di produzione degli ordigni nucleari.
È sempre più vicina l’ora ics delle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Che aria tira negli enti locali governati da leghisti? Ecco il menù che propongono: 25 comuni dicono no ai Gay Pride, a progetti contro l’omofobia, 23 vietano iniziative contro il fascismo (negata la cittadinanza a Liliana Segre, concessa a Mussolini), 12 rimuovono striscioni per Giulio Regeni, 7 adottano decisioni discriminanti per religioni non cattoliche, 5 sono protagonisti di casi di repressione culturale, 6 di censure (convegno sul fine vita di Englaro, rimozione dell’installazione per la violenza sulle donne e dello striscione ‘Riace paese dell’accoglienza’. Altri negano il patrocinio a Don Ciotti, escludono dalla biblioteca la presenza dei quotidiani Avvenire e Manifesto. Il passo successivo, se non si fermano e presto i rigurgiti nazifascisti? Libri scomodi bruciati in strada, autarchia ‘patriottica’, secessione, razzismo, pensiero unico. Chiaro perché è nato e va condiviso il movimento delle sardine?
L’incredibile Rai e la xenofobia anti palestinese dei suoi vertici (da mandare a casa al più presto). La giornalista e scrittrice palestinese Rula Jebreal, contattata per essere una delle co-conduttrici del prossimo Sanremo, aveva detto sì. Apriti cielo, si sono scatenati contro i social e si è distinto per la solita ‘eleganza verbale’ tale Capezzone con un “Anche nel 2020 ci avete rotto i co….ni”, affiancato dai quotidiani di destra Libero, Giornale, Secolo d’Italia. Il consigliere di Fratelli d’Italia: “Sono stupito, sarebbe divisiva”. Non risulta che viale Mazzini abbia accertato l’orientamento politico delle altre star che affiancheranno Amadeus. Risultato? Veto alla presenza della Jebreal su pressione della Lega. Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, commissione di vigilanza Rai: “Discriminazione di Stato”.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.