Un Salvini al giorno toglie ogni pericolo di torno

Forti e convinti dubbi sul quoziente d’intelligenza, non solo politica, di Salvini hanno viaggiato al fianco di processi e immediata condanna della sua mostruosa disumanità.
Qualche esempio: si può essere così stupidi da esporsi al ludibrio dell’opinione pubblica, degli avversari politici e della magistratura regalando al ‘tale figlio tale padre’ giri nel mare di Milano Marittima, sulla moto d’acqua della polizia? Si può trasgredire al diritto di cronaca, cioè alla libertà di stampa, ordinando alla polizia di impedire le riprese del videomaker di Repubblica, così esponendosi all’inchiesta della magistratura, alla reazione dell’Odine dei Giornalisti? A quale frequentazione con i bassifondi, dove bestemmie e insulti sono pane quotidiano, si deve l’ignominia delle ingiurie alla comandante della Sea Watch, che lo haesposto alla querela di cui dovrà rispondere? E che dire del divieto di sbarco dalle navi Ong che hanno salvato dalla morte centinaia di migranti, che gli sono costate accuse di sequestro di persona, di cui dovrà rispondere ai giudici? E’ da persona con sale in zucca utilizzare arerei e altri mezzi di trasporto veloce per abbinare presunti compiti istituzionali al tour di comizi, che tra l’altro gli assegnano la maglia nera delle presenze operative nel proprio ministero, per un totale di 17 giornate, o la latitanza in sede di Parlamento europeo? Nonostante la stampa ‘amica’ e il conforto dei pochi intellettuali di destra, Salvini è come uno yogurt scaduto, ancora commestibile, ma per molto poco. Non si può tenere il Paese per oltre un anno in tensione, minacciare migranti e minoranze, fare lo sbruffone con i capi di Stato esteri e poi, da una spiaggia, giocare malissimo la carta più importare per la Lega. Uno così in un partito serio sarebbe già stato messo alla porta per manifesta incapacità. Ecco l’idiozia di aprire senza alcuna prospettiva la crisi di governo e il supplemento di stupidità della sfiducia al suo premier. Flop dopo flop, il ‘geniale’ ministro dell’interno ha ritirato la richiesta di sfiducia e ancora intontito dal cazzotto dell’emarginazione dai giochi politici, ha lanciato,  un accorato sos a Di Maio. Gli ha proposto, inascoltato, un’impossibile riconciliazione e l’offerta di successore di Conte.
Al culmine dell’ insipienza, mentre i sondaggi lo vedono in progressivo decremento, si dà la zappa su tutti e due i piedi. Per valorizzare l’impossibile nulla del governo di quota verde cita il buon andamento della borsa e il netto calo dello spread. Finge di non capire che i due dati segnalano la risposta positiva alla fine dell’esperienza 5Stelle-Lega e la fiducia nella prospettiva di un governo giallorosso.
Ad arte, elementi del movimento pentastellato fanno circolare voci su contemporanee esplorazioni di Di Maio, con il Pd e Salvini. La  bufala è costruita dal binomio di sudditi del leghista e di grillini che mal digeriscono l’idea della coalizione giallorossa.
Timbri a fuoco del cosiddetto ‘capitano’ resta la gaffe para religiosa dei baci al rosario durante l’arringa contro di Conte in Senato, ultimo uso improprio di simboli cattolici per far breccia nel popolo dei fedeli italiani, da cui la Chiesa ha preso le distanze. Un boomerang.
Facile non è l’impresa di dar vita a un governo dem-5Stelle e almeno fino a Martedì, giorno limite imposto dal presidente della Repubblica per evitare le elezioni anticipate, il rischio di fallimento della trattativa tiene in vita Salvini con la respirazione meccanica. L’opportunità di staccare la spina, insperata, di colossale portata, è il nodo politico che grillini e dem devono sciogliere in fretta, deponendo le armi della  reciproca, pregressa conflittualità. Salvini,  pugile ‘suonato’, potrebbe rialzarsi dal tappeto del ko prima del count down definito e tornare in campo.
Effetto crisi, colpa di Salvini: i sondaggisti concordano sul calo di consensi della Lega (31,3) e un primo incremento di Pd (24,6) e M5S (20,8). Con la lega arretra anche Forza Italia, in via di estinzione (8,3). Vietato fermare la tendenza.

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