Per merito di Franco Basaglia, l’Italia nel 2000 ha cancellato la vergogna dei manicomi lager, dove sono stati rinchiusi in condizioni di indecente degrado malati di mente, ma anche ragazze madri disconosciute dalle famiglie, che se ne liberavano con una dichiarazione dei carabinieri e una falsa diagnosi di medici compiacenti. Nei manicomi, da Gorizia a Catanzaro, in corso di un’inchiesta televisiva, ho conosciuto persone legate ai letti di contenzione, sotto l’effetto di farmaci devastanti , picchiati da truci infermieri, non raramente impazziti per lo stato di sofferenza di uomini e donne invece da recuperare con il conforto e l’amore delle famiglie, assistite da personale qualificato e in strutture specializzate.
La pazzia che s’appropria degli uomini della politica è imparagonabile al disagio mentale di quei soggetti brutalizzati e soprattutto non può trincerarsi dietro alibi sociali o ambientali. Non c’è motivazione che legittimi la bagarre che trasforma le severe aule delle Camere in un caos animato di ingiurie, grida, assalti ai banchi degli avversari, cartelli insolenti, trambusti estranei alla dialettica democratica. Di che meravigliarsi se un vice premier, ministro degli Interni, capo di un partito di governo, che presumibilmente dovrebbe garantire l’ordine pubblico e l’imparzialità, comprende nel suo linguaggio istituzionale il peggiore turpiloquio, espressioni da trivio, volgarità irricevibili perfino dall’infimo della società meno colta? Da questo “pulpito” l’Italia di illustri letterati, dell’Accademia della Crusca, della Treccani , del galateo di Monsignor Della Casa, sono costretti ad ascoltare ingiurie vigliacche ai “diversi”, insulti razzisti, frasi sovversive del Ventennio fascista, aggettivazioni vergognose a uomini e donne di colore (chi non ricorda quelli rivolti all’ ex ministra Kienge), alla coraggiosa capitana della Sea Watch, ad avversari e perfino agli alleati del sodalizio gialloverde.
Salvini, nell’orgia di selfie autocelebrativi, non ha ritegno nel calpestare il prestigio del ruolo che malauguratamente indossa per colpa del diffuso qualunquismo italico. Nel registrare l’incompatibilità permanente con i soci pentastellati, ha pronunciato la parola “amen” all’infima qualità della gestione del potere a partire dal Marzo del 2018. In vista del prossimo documento finanziario per il 2020, che lo terrorizza per l’incapacità di far quadrare i conti, Salvini fa la voce grossa e “ordina” di andare al voto al Parlamento, con sospetta urgenza, per evitare di rispondere dei quarantamila miliardi, richiesti per non affondare l’economia dell’Italia. Il “messaggio” contiene lo storico proclama al popolo del referente politico Benito Mussolini (“Chiedo agli italiani di darmi pieni poteri”, antitesi del linguaggio democratico) e un elegante, raffinato invito ai parlamentari: “Si faccia in fretta, i senatori alzino il culo…”
In tema di schizzofrenia, da Agosto politicamente ribollente, non è da meno il creativo commento di Peppe Grillo, fondatore del Movimento 5Stelle con il post intitolato “La coerenza dello scarafaggio” e il corollario “Nessuna resa a Salvini Tamarro”. Stefania Giovinazzo, consigliera pentastellata del Comune di Genova, su Facebook, ha evocato Piazzale Loreto per il ministro leghista. In seguito la modifica del testo e le scuse: “Attento caro ‘Ruspa’, la storia ci insegna che passare dall’avere le piazze gremite di persone che applaudono a finire a testa in giù, è un attimo”. E poi: “Ho usato un paragone molto forte, ma credetemi, non è nella mia natura inneggiare all’odio” (Nooo?, Ma davvero? ndr).
Anche Basaglia, strenuo, convinto, deciso rottamatore dei manicomi, ne riaprirebbe uno, capiente, nelle adiacenze di Montecitorio e di palazzo Madama. Per pazzi, veri sconsiderati.
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