CONCORDIA / A 7 ANNI DALLA TRAGEDIA, QUELLA FAVOLETTA DELL’INCHINO

Sette anni fa la tragedia del Costa Concordia. Che ha avuto il suo epilogo giudiziario con la condanna definitiva a 16 anni del comandante Francesco Schettino. Alla fine “il mostro” è stato identificato, processato e sbattuto in gattabuia.

Sorge spontanea la domanda: come mai in questi anni nessuno si è posto l’interrogativo se la ricostruzione effettuata dagli inquirenti poteva reggere? Ossia, poteva mai essere credibile la storia dell’inchino alla quale ha abboccato la procura di Grosseto? Vale a dire, un comandante di grande esperienza, che avrà fatto mille volte quella rotta, conosceva le Scole del Giglio come le stanze di casa sua, s’è potuto a tal punto distrarre a cena con la pur bella moldava e andar totalmente fuori di testa?

A questo punto sarebbe stato più logico ordinare una perizia psichiatrica, per verificare appunto lo stato di salute mentale del comandante: ed appurare, cioè, se di fronte a un calice di champagne e una bionda ammaliante il suo sistema nervoso poteva andare in tilt e produrre quegli effetti.

Invece niente. I guidici hanno tessuto la loro sentenza di primo grado su quelle ridicole basi, confermate placidamente in appello e rese definitive dalla Cassazione. Mai un dubbio, un perchè, un come. Niente di niente. Da guinness dei primati.

A un certo punto sembrava che la ricerca del motivo reale potesse emergere. Quando la procura di Firenze ha aperto una grossa inchiesta sui traffici di cocaina a bordo delle navi da crociera. Invece niente. Quell’inchiesta s’è persa tra le nebbie e quindi per la tragedia del Concordia nessuna nuova luce.

Sorgono a questo punto spontanei altri interrogativi. Perchè nessuno se ne è mai fregato della testimonianza di un passeggero, un avvocato spagnolo, che esattamente un anno prima a bordo della stessa Concordia aveva vissuto un’esperienza simile? E aveva raccontato ai cronisti iberici di aver visto, in quella occasione, dei segnali da terra e degli strani movimenti intorno alla nave? Quell’anno andò bene, ma quello successivo, il 12 gennaio 2012, ci fu l’impatto con le Scole e il drammatico naufragio.

Come mai nessuna indagine indirizzata, appunto, ai traffici di cocaina attraverso le navi da crociera? Soprattutto quando ci sono prove di “precedenti” a carico di non poche compagnie di navigazione.

Meglio contentarsi di un inchino che scoperchiare quella “polveriera”…


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