MOSE / PRIMA LE MAXI TANGENTI, POI LE SPESE COMMISSARIALI. E ADESSO ?

“Peggio di una Tangentopoli”. “Un giro di mazzette, corruzione e riciclaggio più complesso e sofisticato di Tangentopoli”. Così si sono espressi, nel 2014, i pm veneziani – in prima fila Carlo Nordio – sul clamoroso scandalo del Mose di Venezia.

Una scandalo che fa sentire ancora oggi i suoi pesantissimi effetti. A rilento ovviamente le opere, commissariato il tutto, spese per la gestione straordinaria comunque alle stelle e oltre al danno la beffa: con le terribili piogge di ottobre scorso ha subito gravi danni la Basilica di San Marco, allagata come non mai, con un’acqua che ha raggiunto i livelli più alti della sua storia (160 centimetri).

Sorge spontanea la domanda: a questo punto il Mose serve o non serve più? Il famoso quesito “costi-benefici” come si pone? Certo, sono stati sperperati fino ad oggi milioni e milioni di euro con la pala, per cui fermare le opere significa rassegnarsi ad averli gettati dalla finestra. Perciò il quesito: serve davvero o no? Se si continua, però, si rischia di sperperare altre milionate di danari pubblici?

Interrogativi che si pone una fresca interrogazione di una trentina di 5 Stelle – primo firmatario Elio Lannutti, lo storico presidente di Adusbef, la sigla a tutela dei risparmiatori – rivolta ai ministri delle Infrastrutture e Trasporti, e dei Beni e attività culturali.

Elio Lannutti. In apertura il Mose

Ecco alcuni tra i passaggi salienti dell’interrogazione presentata l’11 dicembre, che potete leggere in versione integrale cliccando in basso.

Partiamo dagli ultimni fatti: “Il 29 ottobre scorso Piazza San Marco è stata evacuata dopo che l’acqua aveva raggiunto livelli tra i più alti di sempre. ‘Il un sol giorno la Basilica è invecchiata di 20 anni, è la quinta volta nella sua storia che la Basilica si allaga’, ha detto Alberto Tallarin, primo procuratore di San Marco’”.

Eccoci ai costi. “Come si legge in un articolo dell’Espresso del 17 aprile 2017, ‘il prezzo delle dighe mobili è arivato a 5,493 miliardi di euro, ma l’insieme delle opere deliberate per la salvaguardia della laguna veneta raggiunge quota 8 miliardi’ mentre resterebbero ‘da investire ancora 500-600 milioni’”.

“La madre di tutte le incompiute, il Mose, tra ritardi, scandali, arresti e costi lievitati. Posa della prima pietra nel 2003. La fine dei lavori era prevista per il 2012”.

Il 4 giugno 2014 erano scattate decine di arresti – viene ricordato – per la precisione 35 arresti e oltre 100 indagati. Manette anche per il sindaco lagunare Giorgio Orsoni. Sotto inchiesta, ovviamente, i vertici del Consorzio Venezia Nuova, che vedeva non pochi big del mattone tra le sue fila (come ad esempio Fincosit Grandi Lavori, già finita nel vortice giudiziario a Firenze per il Tram veloce, tanto caro a Matteo Renzi).

Viene quindi ricostruito l’iter successivo allo scandalo, con la nomina di tre amministratori straordinari (Francesco Ossola, Luigi Magistro e, in seguito, Giuseppe Fiengo).

“Dopo oltre 4 anni di gestione commissariale – viene sottolineato dai 5 Stelle – ingentissime sarebbero le spese, anche per gli elevati compensi degli amministratori straordinari e dei loro numerosi consulenti. Sarebbero costati 5 milioni di euro, dei quali 2.582 milioni di euro agli amministratori straordinari, ai membri del consiglio direttivo e alla direzione generale nel triennio 2015-2017”.

Chiedono quindi ai ministri delle Infrastrutture e dei Beni culturali: “se sia prevista a breve la fine naturale dell’onerosa gestione straordinaria provvisoria, che per sua natura non può certamente essere ‘sine die’”; se la gestione straordinaria abbia progressivamente e drasticamente ridotta la ‘produzione’ industriale da parte del concessionario Consorzio Venezia Nuova, come rilevato dal Provveditorato interregionale delle opere pubbliche di Venezia; se la stessa gestione commissariale abbia scongiurato danni per lo Stato stante l’eccessivo protrarsi nei tempi di realizzazione delle importanti opere di sicurezza idraulica affidate in concessione, che ha provocato a fine ottobre 2018 ingenti danni ai veneziani ed all’inestimabile patrimonio artistico e architettonico di Venezia”.

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