Dietrofront a briglia sciolta

Se stipuli una polizia assicurativa sulla vita, se chiedi un prestito a società di finanziamento o alle banche, ti chiedono garanzie sul tuo stato di salute, sulla tua solvibilità futura, garantita da proprietà immobiliari, dall’entità di stipendi e pensioni. In politica, nella fase cruciale che precede le elezioni, i contendenti gareggiano impunemente in smargiassate prive di controllo. I leader sparano a salve impegni e promesse: posti di lavoro a milioni, colpi di ghigliottina sulle tasse, moralizzazione della politica, lotta spietata all’evasione fiscale, colpi mortali alla corruzione. Grullini e carrocciari di Pontida sono andati molto oltre, tanto che costa? e hanno proclamato la linea dura antieuropeista, il miracolo del reddito di cittadinanza, il sollievo della flat tax.

Il “Ce l’aveva duro” Salvini ha minacciato la Ue. “Non recediamo di un millimetro, se la nostra manovra di bilancio non le garba. Chi se ne frega. Giù le tasse? Chi se ne frega”. I fatti? Condono per gli evasori e nuova accisa sul carburante in Liguria.

Il “figlio di papà” Di Maio, un mese fa: “Inaccettabile scendere sotto il 2,4%, Smentisco, a nome di tutto il governo, qualsiasi forma di ripensamento”. Motivo? “Scendere sotto il 2,4% avrebbe significato non fare il reddito di cittadinanza, abbandonare l’obiettivo di quota 100 per le pensioni, non rimborsare i clienti truffati dalle banche.”

Messi alle strette da Moscovici e Junker, i Castore e Polluce in gialloverde hanno imboccato la strada del futuro prossimo a passo di gambero, in retromarcia. E allora, Tria in un angolo, per non dar voce alle preoccupazioni del loro ministro dell’economia e furbizia delle furbizie, e incarico a Conte – premier che non pronuncia una parola se non legge quanto gli hanno scritto i due vice con la consulenza di Casalino – a trattare con la Ue per evitare la procedura d’infrazione. Se il ridimensionamento del deficit al 2, 04 dovesse bastare (ma Moscovici ha già detto che non basta), il tandem Salvini-Di Maio, sarebbe chiamato a legittimare il dietrofront con le rispettive basi, prospettiva per nulla agevole considerate contestazioni della base grillina ed esodi in crescendo. Se poi la retromarcia convincesse i vertici delle Commissione Di Maio con quale faccia ne risponderebbe comunque ai grullini?

La base del M5S: “Sei mesi di baggianate e fanfaronate, per poi calare le braghe, siete dei codardi, traditori e pusillanimi. Ma che cagata infinita avete combinato”. E il leghisti: “Dove sono finiti i ‘Tireremo diritto’, ‘me ne frego’, dal 2,4 non si arretra”.

La Boschi, Pd: “Era tutto uno scherzo, tanto pagano gli italiani”. Berlusconi: “È una buffonata ma ben venga il fatto che non ci sia una procedura di infrazione”.

Cresce la tensione tra gialli e verdi. Le risorse per le promesse di Lega e M5S si riducono e la coperta è molto corta. I due soci del cosiddetto contratto la tirano dalla propria parte e rischiano di strapparla. Fino al l’azzeramento della coalizione e a nuove elezioni? Politologi ed economisti scommettono nel divorzio.


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