Non c’è pace per il metrò a Napoli. Proteste continue per i disservizi, per i fisiologici ritardi nelle corse, per i mezzi vetusti e i nuovi che non arrivano mai, per le spese folli come l’ultima relativa alla stazione di Parco San Paolo – a un passo dallo stadio – costata un occhio della testa (una sessantina di milioni per tutta la stazione) con l’ingresso a forma di “Vulva”, partorita dal genio di Anish Kapoor: un tocco di rossetto – fu epica vent’anni fa la battuta di Oliviero Toscani su Napoli a proposito di certi investimenti ‘culturali’ – sul viso di una puttana.
Bene, adesso è anche l’Unione europea a tirarci quattro sberle per l’assoluta malagestione della Linea Metro 1: l’ANM, ossia l’Azienda napoletana per il trasporto Metropolitano, è del tutto inadeguata nel compiere il suo lavoro.
Ma leggiamo quanto mettono, nero su bianco, i commissari Ue.
Un po’ tortuosa la comunicazione, ma il succo è chiaro: “Un progetto in cui il propizio contesto e le buone precondizioni ex ante hanno evitato il fallimento del progetto dovuto all’effetto negativo della esigua capacità nell’impostazione di governance”.
E ancora, incalza la Ue: “A Napoli gli attori non hanno attuato tempestivamente azioni efficaci per affrontare il problema della progressiva riduzione dei fondi a causa della crisi e per risolvere i problemi finanziari del fornitore di servizi (ANM) derivanti da problemi di gestione interna e fattori esterni alla società (ad esempio le difficoltà finanziare del Comune)”.
Un burocratichese un po’ tortuoso per dire che le cose non vanno e occorre darsi una regolata; senza peraltro dimenticare tutti gli sperperi passati sui quali altre autorità – giudiziarie e contabili – dovranno pronunciarsi.
Eccoci alla stoccata finale: “La capacità manageriale ha influenzato negativamente il progetto su diversi fronti. In primo luogo, l’inesattezza della fase di pianificazione dei servizi di trasporto nel corso degli anni ha portato a un numero insufficiente di treni. In secondo luogo, misure di mitigazione ex ante più appropriate per affrontare il rischio associato all’archeologia avrebbero evitato costi lievitati e ritardi estremamente lunghi nella consegna delle nuove estensioni della Linea 1 della Metropolitana”
Se vi par poco.
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