SAIPEM / COMINCIA CON UNA CONDANNA IL PROCESSO DI MILANO

Bufere in vista a casa Saipem. La big dell’impiantistica petrolifera controllata da Eni e dalla Cassa Depositi e Prestiti, infatti, vede cominciare molto male il processo per corruzione internazionale appena iniziato al tribunale di Milano.

E’ arrivata subito la prima sentenza di condanna, al processo con rito abbreviato che si è tenuto a carico di Regina Picano, la moglie di un ex pezzo grosso di casa Saipem, Pietro Varone, a sua volta imputato nel processo base che si concluderà a luglio e che vede alla sbarra, oltre ad Eni e Saipem, tra gli altri l’ex numero uno del Cane a sei zampe Paolo Scaroni.

La moglie di Varoni era accusata dai pm meneghini di riciclaggio, avendo comperato due case, una a Milano e una in montagna, per un valore complessivo di 1 milione 790 mila euro, frutto di una tangente intascata dieci anni fa dal marito: una cosiddetta ‘tangente di ritorno’ dall’Algeria, dove a sua volta Eni e Saipem avevano comprato a botte di mazzette il ministro per l’Energia Chekib Khelil e il faccendiere Farid Bedjadoui.

Per arrivare alla sentenza, il gup Accurso Tagano ha dovuto prima sciogliere il dubbio se si trattasse o meno di corruzione internazionale, optando per il sì. Ciò ha portato alla condanna della signora Picano-Varone per riciclaggio ad 1 anno e 10 mesi; e inoltre alla confisca delle due case.

Un ‘precedente’ da non poco in vista del processo base, teso a dimostrare, appunto, la corruzione internazionale di tutti i personaggi coinvolti.

Altra nota dolente in arrivo dalla Consob, che nutre forti dubbi sulla conformità del bilancio Saipem  2016 e ha dato un termine perentorio alla società per fornire chiarimenti e documenti. Ma Saipem non ci sta, è in totale disaccordo con la Consob e ha dato mandato ai suoi legali di opporsi alla delibera dell’autorità di vigilanza.

Non è finita. Perchè sempre sul fronte della corruzione internazionale ci sono altre patate bollenti, non solo sotto i riflettori della procura di Milano. Si tratta delle inchieste sulle mazzette in Nigeria e soprattutto in Brasile. La tangente del secolo, quest’ultima, 5 miliardi di dollari già accertati da ‘Lava Jato‘, la Mani pulite carioca che ha messo alla gogna mezza classe politica di governo e di opposizione provocando l’impeachment della presidente Dilma Roussef.

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