Sul rinvio di Juve-Atalanta, la seconda squadra di Bergamo, che non lo scopriamo noi, quanto a tifo calcistico è primatista italiana di razzismo e ha nel mirino di insulti e vituperi specialmente il Napoli (invidia?), è sceso un complice e, considerato “burian”, gelido silenzio sul “non si gioca, troppa neve” che ha rinviato il match tra bianconeri e nerazzurri con sommo gaudio di Allegri e Gasperini. Il primo è alle prese con giocatori in infermeria, il secondo con le conseguenze dello lo stress psicofisico per l’impegno di Europa League. Risultato? I capitani delle due squadre hanno convinto l’arbitro a rinviare l’incontro. Decisione imprescindibile? Gli esperti in buona fede lo negano. In molte circostanze analoghe le partite si sono disputate e gli archivi delle televisioni sono pieni di immagini che lo confermano. Ad alimentare il sospetto di un inciucio è intervenuta la notizia che dopo mezz’ora dall’inizio del match ha smesso di nevicare e la vista della parodia del ridicolo intervento degli spalatori, evidentemente indotti a starsene al calduccio. La verità: Allegri e Gasperini, a prescindere dal problema comune di defezioni giustificate, hanno scelto il rinvio che tra l’altro non spettava a loro sanzionare. Si fosse giocato, l’Atalanta sarebbe scesa in campo con le cosiddette seconde linee (fuori squadra nove titolari. Un favore alla Juve, sospettano gli osservatori in buona fede, un dispetto al Napoli, per le ragioni di cui sopra (razzismo, invidia). A Napoli pensano che ne vedremo delle belle di qui alla fine del campionato. Storicamente la squadra di Agnelli ha ricevuto testimonianze di “benevolenza” dalla classe arbitrale. Per non dirne troppo male, si può attribuire ai “fischietti” una sorta di sudditanza psicologica al “potere”: rigori dubbi accordati a favore, quelli contro sacrosanti negati e altre mille decisioni non così appariscenti, ma influenti sull’esito delle partite: ammonizioni, espulsioni di avversari non motivate, calci di punizione concessi da posizioni pericolose.
E’ andata in scena a Torino una tragicomica rappresentazione. Timore riverenziale pro Juve, eccessi di cordialità prepartita tra Gasperini, un ex giovanili della Juve e il dux dei bianconeri Juve Marotta, fitta trama di affari reciproci al mercato di settore. Sta di fatto che il tecnico bergamasco ha tenuto al caldo tutti i migliori: fuori formazione Papu Gomez, Ilicic, Masiello, Cristante, Caldara e Spinazzola ( questi ultimi due proprietà della Juve).
Come dire ad Allegri, prego si accomodi, i tre punti sono suoi. La fervida fantasia dei napoletani ha subito titolato il complotto con un eloquente “scansAtalanta”.
Restiamo in tema di razzismo e dintorni. Stefano Pulvirenti, un ragazzo di 17 anni morì dopo 23 giorni di agonia, vittima di un incidente stradale. E’ di Settimo torinese, l’idiota, troglodita di 42 anni autore dell’ignobile post pubblicato due anni fa su un falso profilo Facebook: “Sono felicissimo, un terrone in meno da mantenere. Quando vedo queste immagini e so che nella bara c’è un terrone ignorante, godo tantissimo. Peccato che ero al Nord altrimenti avrei c.. su quella bara bianca. Buonasera terroni merdosi. Non è morto nessuno di voi oggi?”
Per fortuna la polizia postale ha individuato l’autore e la procura lo ha condannato per diffamazione aggravata da odio raziale. In sede civile sarà calcolato il risarcimento ai familiari.
E noi non ci siamo accorti di aver consentito che Italia si imbastardisse. Sfogliando i commenti a questa ignobile vicenda, cin si imbatte anche in imbecilli che assolvono l’idiota di Settimo Torinese in nome della “libertà di opinione”. Sic.
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